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Home » Cultura » Intervista al direttore artistico del Teatro Pirandello di Agrigento Francesco Bellomo 

Intervista al direttore artistico del Teatro Pirandello di Agrigento Francesco Bellomo 

Redazione Di Luigi Mula
31 Gennaio 2022
in Cultura, Teatro
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“La bottega del Caffè” di Carlo Goldoni, per la regia di Paolo Valerio, con Michele Placido nei panni di Don Marzio, ha inaugurato mercoledì scorso, con qualche piacevole ed apprezzato fuori programma, la nuova stagione di prosa  del Teatro Luigi Pirandello di Agrigento, firmata dal direttore artistico Francesco Bellomo.

Al noto regista ed imprenditore teatrale agrigentino, che nel 2001 donò al “Pirandello” il maestoso ed imponente sipario raffigurante Esseneto in trionfo dopo la vittoria riportata allo stadio di Elea, realizzato con le stesse tecniche dell’epoca (l’originale, realizzato nel 1877 dal pittore messinese Luigi Queriau, andò perduto durante il lungo periodo di chiusura), abbiamo chiesto di svelarci i suoi programmi per il rilancio della massima istituzione teatrale agrigentina: “Mi auguro che nel tempo il Teatro Pirandello – ci confessa –  possa ritornare a quelli che erano i fasti  iniziali quando le repliche duravano dal  martedì alla domenica. Oggi tutto questo appare molto  difficile, ma è nelle mie intenzioni portare, in un momento più favorevole, il teatro a quattro repliche. Auspico che il Pirandello possa tornare ad essere elemento cardine della vita culturale e sociale di Agrigento e del suo territorio”. 

Ecco il racconto di  un “visionario” che, come aveva predetto il compianto Pippo Flora, è riuscito a realizzare i suoi sogni, contribuendo, non poco, al rilancio del teatro italiano.  

È ripartita la stagione del Pirandello, la sua impressione?  

“Positiva! Sono veramente felice di aver iniziato la mia nuova avventura alla direzione artistica del Pirandello con un artista di altissima statura come Michele Placido. Questa ripartenza è nata sotto i migliori auspici, con un testo importante per la regia di Paolo Valerio”. 

Una serata che ha regalato grandi emozioni anche a suo padre Nino, con Michele Placido che è sceso dal palcoscenico ad abbracciarlo… 

“Michele Placido è un attore con il quale ho condiviso tanti anni della mia carriera produttiva. Anni intensi con spettacoli che hanno scritto la storia del teatro italiano; mi riferisco a Beffe della vita e della morte, L’Uomo dal fiore in bocca, che, peraltro, è stato il primo spettacolo trasmesso in alta definizione della RAI, per la regia di Marco Bellocchio, in scena anche mio padre Nino, e, infine, lo spettacolo cult in assoluto Uno Sguardo dal Ponte, di Arthur Miller,  che per sette anni ha girato ininterrottamente tutto il Paese, riscuotendo consensi unanimi e straordinari. Poi il nostro percorso ha preso strade diverse, ma la nostra amicizia è rimasta intatta ed immutata nel tempo. Sono contento per tutto questo affetto e per le belle parole che ha avuto per mio padre”.

Torniamo al cartellone che riporta nomi prestigiosi della ribalta nazionale… 

“ Abbiamo realizzato un cartellone in pochissimo tempo e con le disponibilità economiche della Fondazione. Normalmente le stagioni si programmano in questo periodo, come sto facendo con la stagione teatrale 2022/2023. Nonostante tutto, siamo riusciti a realizzare una stagione di alto livello, con nomi di forte richiamo e spettacoli che serviranno a far ripartire la macchina”.

Una “macchina” che mercoledì è ripartita in tutta sicurezza? 

“Si! Abbiamo ridotto la capienza da 582 a 490 posti disponibili, per garantire un certo distanziamento.  Il Teatro viene sanificato regolarmente  e vengono osservate tutte quelle norme atte a contrastare la diffusione del virus. I teatri sono luoghi protetti e sicuri e il Pirandello, grazie alla lungimiranza del CdA,  ha posto la massima attenzione per ripartire in completa sicurezza. Il teatro è vita! Una città che non ha un teatro o una dimensione teatrale, diceva Garcìa Lorca, è una città morta o che sta per morire. Tornare a teatro, dunque,  metaforicamente significa tornare a vivere”.  

Come è stata la risposta degli abbonati?

“È necessario  partire da  una valutazione: l’emergenza sanitaria ha portato un certo atteggiamento prudenziale con ripercussione sul Teatro.  Vivo a Roma e conosco bene la situazione; il lungo periodo di chiusura ha fatto calare del 40 per cento gli abbonamenti in tutti i teatri d’Italia. Ne hanno risentito meno le strutture che si rivolgono ad uno pubblico più giovane e che fanno prevalentemente attività, come, per esempio, il musical. I teatri di prova hanno subito una flessione, che si è verificata anche qui da noi”. 

Mentre il rapporto avviato con le scuole? 

“I dirigenti scolastici sono molto prudenti e responsabili. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno spostare le attività con la scuola più avanti”.

Quali progetti per il futuro del Pirandello?

“Fermo restando la programmazione tout court con un teatro d’ospitalità, ritengo che debba evolversi il teatro di produzione. Ho trovato una situazione brillantemente avviata da Gaetano Aronica che ha fatto un lavoro eccellente. Sto studiando, per la prossima stagione, diverse iniziative che consentiranno al teatro di produrre direttamente spettacoli con nomi di forte richiamo.  Cercherò di lanciare questi prodotti negli stessi teatri dove porto le mie produzioni, da Nord a Sud. In futuro le produzioni del Pirandello si allargheranno per dare la possibilità, a chi ne ha le capacità, di partecipare. Faremo delle rotazioni con artisti locali e nomi nazionali. Valorizzeremo le realtà locali avvalendoci di una struttura parallela che pensiamo di far collaborare in pianta stabile con noi”.

A chi si riferisce? 

“Mi riferisco, in particolare,  al Teatro della Posta Vecchia, per avviare un  progetto che rispecchia quello che accade nelle grandi città. Come a Roma, per esempio, dove c’è il Teatro Eliseo e, poi,  il Piccolo Eliseo che ospita le realtà locali  di grande qualità e di forte professionalità.  In futuro penso di coinvolgere anche le cosiddette strutture di cintura e creare una rete dei teatri agrigentini”.

Crede nella collaborazione tra associazioni ed Istituzioni?

“Si! L’aggregazione deve diventare elemento cardine di questa nuova direzione: associare quanto più possibile artisti, compagnie, teatri ed associazioni per la crescita del teatro e del territorio. Dobbiamo posizionarci, nel tempo, alla pari con i massimi teatri siciliani, il Biondo di Palermo, il Vittorio Emanuele di Messina e lo Stabile di Catania. Infine, stiamo avviando una collaborazione con un prestigioso Ente teatrale milanese per poter organizzare le preselezioni ad Agrigento. Non posso anticipare nulla, ma sarà un trampolino di lancio per tutti i nostri giovani e talentuosi artisti”.  

Un suo ricordo di Pippo Flora? 

“Sono legatissimo a Pippo. Quando ho cominciato a muovere i primi passi nel settore, Pippo piuttosto che farmi fare la gavetta, mi affidò un evento che nel tempo abbiamo organizzato e condiviso insieme. Mi riferisco al premio Persefone. Pippo oltre ad essere stato il grande artista che tutti conosciamo, aveva una grande attenzione per i giovani. Mi esortò ad andare avanti strada: “Vedrai che riuscirai a realizzare i tuoi sogni”, mi disse. Il mio solo  rammarico è quello di non aver realizzato un’opera teatrale insieme a lui. Ci mancherà!”.   

 

Luigi Mula

 

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