I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Luisa Bettiol, hanno fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 17 indagati alcuni dei quali già coinvolti nella prima tranche dell’indagine, già approdata in aula per il processo. Si tratta del secondo filone nato dall’inchiesta “madre” sui nuovi clan mafiosi di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle. L’indagine ipotizza un’alleanza tra i clan di Villaseta e Porto Empedocle che, dopo iniziali frizioni, avrebbero stretto un’alleanza in grado di mantenere saldi gli equilibri nel settore del traffico degli stupefacenti, suddiviso gli incassi, condiviso armi e imposto le proprie regole sul territorio.
Gli imputati sono: James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Pietro Capraro, 40 anni, di Agrigento; Salvatore Carlino, 35 anni, di Canicattì; Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Antonio Guida, 19 anni, di Agrigento; Agostino Marrali, 29 anni, di Palermo; Andrea Sottile, 36 anni, di Agrigento; Alessandro Calogero Trupia, 36 anni, di Agrigento; Calogero Segretario, 30 anni, di Agrigento; Cristian Terrana, 32 anni, di Agrigento; Danilo Barbaro, 40 anni, di Moncalieri (Torino); Gaetano Licata, 42 anni, di Santa Maria Capua Vetere; Salvatore Lombardo, 37 anni, di Agrigento; Salvatore Prestia, 44 anni, di Porto Empedocle; Simone Sciortino, 23 anni, di Agrigento; Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento e Vincenzo Iacono, 48 anni, di Agrigento.
Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzato al traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, tentata estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, porto e detenzione di arma sempre aggravati dal metodo mafioso. La principale contestazione è quella di avere messo in piedi un vasto narcotraffico per finanziare il clan, che sarebbe stato diretto da James Burgio, detenuto in carcere ma operativo grazie a un telefono cellulare, e da Salvatore Prestia, cognato del boss Fabrizio Messina.
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