Giovanni Di Caro, deputato e portavoce del M5S all’assemblea regionale siciliana, in un’intervista a Radio Uno ha dichiarato, esprimendosi in merito alla questione del ponte Morandi di Agrigento, che “il ponte dovrebbe essere abbattuto e mai più ricostruito. Le opere in Sicilia non danno sicurezza e sono fragili. Quelle realizzate da 30 anni a questa parte non hanno visto un percorso manutentivo idoneo e perciò sono molto a rischio e andrebbero adeguatamente monitorate. Con un investimento irrisorio si riuscirebbe a monitorare e ad attuare interventi non invasivi che possono essere messi in atto in tempi brevi.”
Parla di una “viabilità alternativa” già esistente da poter utilizzare, senza tener conto dei disagi che questa causerebbe, ad esempio il tempo che si impiegherebbe a raggiungere la zona di Porto Empedocle e Villaseta. Parla di opere a rischio e mancata e inadeguata manutenzione, allora perché non attuare questo stesso monitoraggio e intervento manutentivo anche al viadotto Akragas? Non cita neppure il problema dello smaltimento dei resti derivati da un possibile abbattimento, né parla di una vera soluzione degna di questo nome. Insomma, ancora una volta fin troppe dichiarazioni e poca sostanza su una situazione allo stremo che presenta evidenti criticità.
Dall’intervista emerge inoltre il quadro di una Sicilia costellata da opere interrotte, mai concluse e abbandonate.
“La Sicilia recepisce una normativa nazionale collegata al codice degli appalti e a leggi che regolano gli stessi, ma la normativa attuale è criminogena perché inserisce un algoritmo nella percentuale del ribasso che in Sicilia arriva a superare il 40%. Così un imprenditore onesto, a causa di un meccanismo del genere, è destinato a fallire perché non riesce, dal punto di vista economico e finanziario, a terminare l’opera. Se disonesto ovvierà al problema utilizzando materiali scadenti con potenzialità minori.”
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