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Home » Cronaca » Inchiesta “Kerkent” sulla mafia agrigentina: chieste 21 condanne

Inchiesta “Kerkent” sulla mafia agrigentina: chieste 21 condanne

15 Gennaio 2023
in Cronaca, dalla città, Mafia
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Chiesto un aumento di pena per il boss di Agrigento e Villaseta Antonio Massimino, e la condanna per l’imprenditore Salvatore Ganci, 48 anni, assolto in primo grado. I sostituti procuratori generali di Palermo Francesca Lo Verso e Giuseppina Motisi, al termine della requisitoria, del processo di appello scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Kerkent”, hanno chiesto la condanna di 21 persone coinvolte a vario titolo nell’operazione della Dia. Complessivamente chiesta la conferma delle 19 condanne decise in primo grado, oltre a un aumento di pena per Massimino, da 20 anni a 22 anni di reclusione, e una condanna a 9 anni, 10 mesi e 15 giorni per Ganci che era stato assolto.

Questa la sentenza di primo grado emessa il 16 febbraio di due anni fa dal Gup di Palermo, Fabio Pilato: Antonio Massimino 20 anni; Gerlando Massimino 12 anni; Antonio Messina 12 anni; Giuseppe Messina 20 anni; James Burgio 8 anni di reclusione; Salvatore Capraro 9 anni; Davide Clemente 9 anni e 6 mesi; Fabio Contino 8 anni; Sergio Cusumano 12 anni e 8 mesi; Alessio Di Nolfo 12 anni; Eugenio Gibilaro 10 anni; Domenico La Vardera 8 anni e 8 mesi; Domenico Mandaradoni 8 anni; Liborio Militello 8 anni; Andrea Puntorno 8 anni; Calogero Rizzo 5 anni; Luca Siracusa 8 anni; Giuseppe Tornabene 8 anni e 8 mesi; Francesco Vetrano 20 anni.

Assolti: Francesco Di Stefano; Salvatore Ganci; Daniele Giallanza; Pietro La Cara; Valentino Messina; Francesco Romano; Vincenzo Sanzo e Attilio Sciabica. Tutte le assoluzioni ad eccezione di quella di Ganci sono diventate definitive.

Ganci, in primo grado, era stato assolto dall’accusa di avere commissionato al capomafia Antonio Massimino una rappresaglia ai danni di un uomo vicino al clan che lo aveva truffato acquistando un’automobile del suo negozio con un assegno falso. Il boss agrigentino, insieme ad un affiliato, avrebbe sequestrato la moglie del truffatore, che poi ha collaborato con gli inquirenti, e l’avrebbe palpeggiata per dargli una lezione. Adesso arriva la richiesta di condanna. Il processo continua con le arringhe dei difensori.

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