“Non voglio che la mia attuale condizione di indagata nell’ambito di un procedimento penale avanti la Procura di Agrigento vertente su accuse che coinvolgono la mia posizione di amministratore possa prestarsi a qualsivoglia strumentalizzazione e, comunque, possa recare un qualche pregiudizio all’attività amministrativa, alla giunta, al sindaco e soprattutto alla città di Licata che con dedizione e onore ho cercato di servire”. Maria Sitibondo ha annunciato le dimissioni dalla carica di assessore comunale di Licata, dopo era stata raggiunta dal provvedimento dell’obbligo di dimora, con divieto di uscita dalle 20 alle 7 del mattino successivo, nel contesto della maxi inchiesta su numerosi appalti che sarebbero stati “truccati” dietro il pagamento di mazzette.
Il ramo d’indagine che vede il coinvolgimento della ormai ex componente della giunta guidata dal sindaco Angelo Balsamo, è quello che riguarda una presunta concussione. E’ indagata, insieme all’ex responsabile dell’Utc di Licata, Salvatore Alesci, nel contesto di presunte pressioni indebite riguardo a lavori di costruzione di una imponente struttura di lusso. Sitibondo e Alesci sarebbero stati intercettati mentre incontravano il direttore dei lavori del cantiere e mentre esercitavano, secondo gli inquirenti, delle pressioni indebite per l’individuazione delle imprese che dovrebbero fornire i materiali.
“Confido di riuscire a dimostrare la infondatezza delle accuse che mi vengono mosse – continua la lettera – ed ho piena fiducia nella funzione della magistratura alle cui valutazioni mi rimetterò con serenità e lealtà e credo anche che la mia difesa e la considerazione delle mie ragioni, potranno essere meglio apprezzate in assenza di cariche di diretta amministrazione”.
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