Vola da Vienna a Lampedusa per uno dei progetti di Agrigento Capitale della Cultura e scopre la terribile condizione degli immigrati che arrivano nell’Isola.
Lei è Tanja Bouka, grazie ad una convenzione siglata con la Fondazione Agrigento 2025, del valore di centomila euro, le è stato affidato il progetto HOSPITIUM per creare un hub, un think tank su scala internazionale europea nel cuore del Mediterraneo per l’accoglienza dell’altro – sia in termini di migrazione, di genere, di cultura e di molti altri aspetti della vita.
Arrivata il 26 febbraio nell’Isola, ha rilasciato nei giorni scorsi una intervista al giornale web Stand Punkt e al giornalista riferisce della terribile situazione che ha scoperto in questi giorni.
Traduciamo alcuni brani dell’intervista dal tedesco in italiano con l’ausilio di un programma di intelligenza artificiale.
“Un bambino di otto anni che chiede disperatamente del fratello dodicenne. Decine di morti i cui corpi probabilmente non verranno mai più ritrovati. E sopravvissuti e soccorritori scioccati”.
Il 18 marzo Tanja Boukal si trova al porto e racconta al cronista che ha assistito a una nuova catastrofe: arriva una motovedetta della guardia costiera italiana sarebbe arrivata con otto persone salvate, ma di solito su quelle barche ce ne sono molte di più e quindi altri no sono riusciti ad arrivare nell’isola.
“I soccorritori…mi hanno raccontato che un bambino di otto anni ha chiesto del fratello dodicenne. Ma nessun bambino di dodici anni era sopravvissuto. Il bambino chiedeva del suo fratello morto”, racconta Tanja Boukal.
In quella occasione le autorità italiane hanno recuperato sei cadaveri e li hanno portati a Lampedusa.
Alla domanda “Come si comportano le autorità di frontiera italiane e l’agenzia europea Frontex?”, l’artista austriaca risponde: “In pubblico amano dare un’immagine umana, raccontando delle persone che hanno salvato. Ma in realtà cercano in tutti i modi di rendere il più difficile possibile il salvataggio delle persone”.
Le persone che arrivano a Lampedusa “sono spesso in condizioni terribili. Molte persone sono completamente traumatizzate, ci sono anche feriti, con ustioni causate dai motori delle barche in fiamme.
Descrive infine le difficoltà delle Ong che “per il primo soccorso le ONG hanno a disposizione solo 10-15 minuti…Non c’è alcun supporto psicologico, né per i sopravvissuti, né per i soccorritori”.
Tanja Bouka si chiede perché le donne con bambini così piccoli intraprendano questo viaggio pericoloso per la vita e presume che “le donne siano state violentate durante la loro fuga e quindi siano rimaste incinte” e “quando le donne si trovano in Libia o in Tunisia, non c’è più alcuna prospettiva se non quella di compiere anche l’ultimo passo”.
Viene a sapere che arrivano sempre più donne e bambini che spesso” devono aspettare in magazzini finché non vengono prelevate e portate sulle barche. In molti casi senza luce del giorno, l’uso dei telefoni cellulari è vietato”.
L’artista si è aggiudicata l’ incarico inerente alle attività del progetto HOSPITIUM per l’importo di euro 92.300,44 I.V.A. compresa. Non è stato ancora ufficialmente socializzato dalla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura in cosa consiste il progetto finanziato.
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