
Le risse serali della movida agrigentina hanno fatto emergere alcune criticità nella gestione della città e dell’ordine pubblico. Hanno confermato una responsabilità generalizzata, dove ognuno fa la sua parte per contribuire a determinarle. Le soluzioni che vengono adottate nelle riunioni del giorno dopo convocate ad hoc, purtroppo, sembrano insufficienti e non possiamo dire che rassicurano per il futuro. Sapere che entro un paio di mesi qualche telecamera funzionerà non è certo una cosa che può tranquillizzare la popolazione. Le famiglie e gli insegnanti non sembrano percepire come stanno crescendo questi giovani e non intervengono come dovrebbero nel rapporto educativo. Accettiamo quasi supinamente che il mondo dei ragazzi sia fatto di apparire, piuttosto che di essere. Vivono di social, smartphone, auto, moto, abiti e profumi. Sono questi gli status symbol ai quali si accostano alcool, se non droga. Violenza fisica e sessuale (che dev’essere obbligatoriamente condiviso sui social), prevaricazione e comunque di un generalizzato rifiuto nel rispetto delle regole e delle istituzioni. Chi non si allinea viene emarginato e bullizzato. Ma bisogna ammettere anche che chi dovrebbe far rispettare queste regole non mostra particolare attenzione. Nessuna telecamera funzionante nei luoghi caldi della movida, nessuna presenza fissa o prossima delle forze dell’ordine nelle zone più trafficate e ordinanze più preoccupate ad accontentare i proprietari dei locali o gli abitanti della zona che non a dare sicurezza ai più esposti, ovvero proprio i giovani. Viene fatto un invito a chiamare le forze dell’ordine quando si è in presenza di una rissa piuttosto che filmarla, anche se è poi attraverso questi filmati che vengono individuati e puniti i protagonisti. E’ chiaro che bisogna chiamare i numeri di emergenza, ma è altrettanto chiaro che tutto avviene sempre nelle stesse zone e che queste vanno presidiate. Ci si chiede come sia possibile che non c’erano telecamere funzionanti in quella zona in cui si riuniscono tanti giovani. Un luogo dove si beve tanto e dove, alcuni arresti lo hanno dimostrato, si spaccia anche droga. I locali pubblici perché non hanno un loro sistema di video sorveglianza che dia sicurezza ai loro clienti? Poi ci sono i furti, le rapine e le minacce. Il senno del poi, mai come in questo caso, dovrebbe servire a prevenire incidenti futuri che potrebbero coinvolgere i nostri giovanissimi congiunti. Cominciamo in casa con discussioni sull’argomento. Comprendiamo il mondo in cui vivono i nostri giovani. Parliamo con gli insegnanti invitandoli ad attivare incontri con le forze dell’ordine. Sollecitiamo i titolari di locali pubblici ad attrezzarsi con telecamere se non proprio con una sicurezza privata. Creiamo un cordone di protezione attorno a queste zone dove la gente possa sentirsi al sicuro invece di impegnarci a fare multe alle auto in sosta notturna. Certo, le regole vanno rispettate. Ma vale per entrambe le parti e in ogni caso prima viene la sicurezza.
Stelio Zaccaria