La morte di Loredana e l’amarezza di chi ha lavorato al Pronto Soccorso. Lettera al cuore di una preziosa operatrice del pronto soccorso:
Tanta amarezza attorno alle polemiche che ha suscitato la morte di una giovane donna Agrigentina: Loredana Guida. È morta una una donna impegnata nel sociale. È morta per motivi che non dovrebbero esistere nel 2020. Nel mio petto batte cuore agrigentino che a sentire certe cose orrende versa lacrime di sangue.
Ma facciamolo una volta e per tutte il punto della situazione.
Nel 2013 sono andata a lavorare all’ospedale di Agrigento. Provenivo da 7 anni di Piemonte. Dopo il mio primo giorno di lavoro al Pronto Soccorso di Agrigento ho pianto e vomitato per tre mesi perché dopo aver lavorato per l’eccellenza sanitaria Italiana mi sembrava di aver cambiato la Ferrari con la 500 andando a lavorare in quel pronto soccorso che mi sembrava orribile. Con il passare del tempo mi resi conto che chiunque lavorasse lì aveva un dono: con pochi e rudimentali mezzi, riparando alla buona con le proprie forze ciò che si rompeva riusciva a far funzionare tutto ma, soprattutto, con amore ad Agrigento giorno si salvano vite umane. Fin qui nessun fragore delle cronache: è tutto normale.
È normale che medici, infermieri, che chi si occupa delle pulizie o i tecnici di radiologia o gli Oss con amore salvino vite: è normale e sono d’accordo che lo sia. L’anormalità sta nel fatto che è facile salvare vite se hai a tua disposizione tutto quello che ti serve: non lo è se salvi vite nonostante ti manchi molto di ciò che potresti avere. Quante volte di giorno o di notte ci siamo fatti una corsa in ambulanza per evitare una morte per disseccazione; quante volte abbiamo affidato a un volo in elicottero per il posto idoneo più vicino un sedicenne in coma con un grave trauma cranico…e ne potrei fare esempi…in questi giorni con grande amarezza ho sentito parlare di costi: aprire il reparto di malattie infettive ad Agrigento costa molto.
Premetto che Non voglio sostituirmi ai giudici che faranno il loro lavoro per individuare le vere responsabilità.
Ma ci sono delle cose che dobbiamo tenere presenti prima di parlare di “errore medico “. Un medico per poter lavorare deve averne i mezzi. Ho notato negli ultimi anni che ai medici si danno sempre meno mezzi: meno posti letto, meno consulenze, meno specialità…ma i medici sono esseri umani e non maghi e per lavorare bene hanno bisogno di mezzi. Mio nipote ha sette anni. L’altro giorno gli ho spiegato come funziona un’azienda sanitaria e gli ho spiegato perché una azienda sanitaria è in deficit. Quando poi gli ho chiesto come farebbe lui a evitare di accumulare altro deficit col suo candore mi ha risposto: “semplice zia, basta non spendere”. Bravo, un giorno sarai manager di Aziende Sanitarie.
I nostri Manager questo fanno: riducono i costi per arginare i deficit. Lo farebbe anche mio nipote di 7 anni. Ma quando arriva il momento di investire per migliorare si defilano. Il punto è che stiamo ragionando di investire per salvare vite umane.
Allora io credo che finché non si entrerà nell’ottica che bisogna investire per risanare e salvare vite umane ci saranno ancora tante Loredana Guida e la sua morte non sarà servita a rendere il mondo migliore come avrebbe voluto Lei. Perdonaci Loredana, per due volte.
Carmen Sferrazza- Medico specialistico