“Non mi è stato dato di imparare da lui, se non da morto, ma ho imparato dai suoi provvedimenti e dai e racconti che mi sono stati fatti. L’ho conosciuto per un periodo troppo breve incontrandolo sette volte e facendo tre udienze con lui. Mai sopra le righe, mai scostante o scortese, ma sempre aperto e con il sorriso, nel suo ruolo di giudice che cercava la giustizia con la G maiuscola anche nelle piccole cose”. Nel segno del giudice Rosario Livatino l’insediamento del nuovo procuratore capo Giovanni Di Leo. Le prime parole del magistrato, che per i prossimi anni guiderà la Procura della Repubblica di Agrigento, sono state in memoria del beato giudice canicattinese.
Il neo procuratore capo di Agrigento ha preso il posto lasciato libero da Luigi Patronaggio, che a febbraio dell’anno scorso ha assunto l’incarico di procuratore generale di Cagliari. Un ruolo, ma da reggente, fino a domenica scorsa, ricoperto dall’aggiunto Salvatore Vella. Alla cerimonia di insediamento, celebrata proprio nell’aula del Palazzo di Giustizia dedicata al giudice beato, erano presenti il presidente del Tribunale Pietro Maria Falcone, il procuratore generale Lia Sava, il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia ed il procuratore aggiunto Salvatore Vella, e poi i vertici istituzionali della provincia: il questore Emanuele Ricifari, i comandanti di carabinieri e guardia di finanza – i colonnelli Vittorio Stingo ed Edoardo Moro, ed il sindaco Franco Miccichè.
E’ una carriera costellata da successi giudiziari quella del nuovo capo della Procura agrigentina. Di Leo, in magistratura, dal 1989 ha iniziato la sua carriera proprio al Tribunale di Agrigento con funzioni di giudice nel lontano 1990. “Troppi episodi, storie, esperienze tragiche e coinvolgenti, mi hanno riportato in questa città, a dirigere una Procura di giovani magistrati e magistrate, quasi o alle prime esperienze, come ero io allora – ha aggiunto il neo procuratore capo, con non poca commozione -. Quindi mi consentirete di venire al sodo, per dire che ho imparato allora, dall’esperienza agrigentina, e che non ho mai dimenticato”.
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