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Il Futuro delle Province

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
15 Aprile 2025
in dalla provincia, top2
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Si è svolto ieri, 14 aprile 2025, presso il Circolo Empedocle di Agrigento, il convegno dal titolo “Il Futuro delle Province: tra Centralità Istituzionale ed Inutilità”, che ha visto la partecipazione di relatori di spicco e un vivace dibattito sul futuro delle province italiane e il loro ruolo nelle politiche locali.

Tra gli interventi più significativi, quello di Achille Contino, dirigente pubblico, che ha commentato la riforma del 2013 e le sue conseguenze. “Con la riforma, che in teoria aveva l’obiettivo di snellire la pubblica amministrazione e risparmiare sul bilancio dello Stato, è stato provato che, in realtà, si è trattato di un boomerang. Il blocco dei servizi ha comportato un’esplosione della spesa per poi cercare di risanare i danni che erano stati fatti”, ha dichiarato Contino. “Inoltre, è stato dimostrato che i servizi forniti dalle province sono più economici di quelli gestiti dalla regione o dallo Stato per la stessa attività. Pertanto, il ritorno alle province non è solo un ritorno alla dignità delle istituzioni conquistate con il Risorgimento e con l’unità d’Italia, ma anche la constatazione che le circoscrizioni provinciali sono lo spazio ideale per il dialogo sui territori e per costruire progetti di sviluppo. Questi 12 anni sono stati un chiaro esempio che il dialogo tra comuni e regione, senza l’intermediazione delle province, è stato controproducente, dannoso e contrario a qualsiasi ipotesi di sviluppo dei territori”, ha aggiunto Contino.

“Il libero consorzio dei comuni potrà avere un ruolo centrale nel settore culturale, e questo contribuirà in modo decisivo al successo di Agrigento come Capitale della Cultura. Il Teatro dell’Efebo, ad esempio, è uno degli esempi di come possiamo sfruttare le risorse locali per fare crescere la nostra città e il suo richiamo culturale”, ha dichiarato Contino.

In merito alla riforma del 2013, che ha ridisegnato il sistema delle province italiane, Contino ha aggiunto: “La riforma ha comportato la perdita di numerosi servizi, creando danni significativi ai cittadini. Ora, in questa nuova fase, ci auguriamo che i servizi che ancora dipendono dall’ente provincia possano essere gestiti in modo più efficace e tempestivo”.

Un altro intervento importante è stato quello di Calogero Pumilia, già deputato nazionale e sottosegretario di Stato, che ha criticato la riforma delle province, definendola un errore che ha penalizzato gravemente i territori. “Aver depotenziato le province è stato un danno per il territorio. Il mio paese, e molti altri centri, hanno certamente sofferto per la mancanza di un ente intermedio così fondamentale”, ha affermato Pumilia.

Secondo Pumilia, la riforma, che ha portato a una semplificazione forzata delle strutture istituzionali, è stata una “brutta riforma”, realizzata con l’accetta e senza considerare le peculiarità locali, con un impatto negativo soprattutto nelle zone periferiche.

Il dibattito ha visto anche la partecipazione di Francesco Pira, docente di sociologia della comunicazione all’Università di Messina, e di Giancarlo Granata, già amministratore provinciale e deputato regionale, che hanno contribuito a una riflessione sul futuro delle province e sulla possibilità di rinnovare l’approccio istituzionale per adattarsi meglio alle esigenze delle comunità locali.

In conclusione, il convegno ha rappresentato un’importante occasione di confronto sui temi cruciali legati alla governance locale e alle sfide che il territorio siciliano dovrà affrontare nei prossimi anni, con uno sguardo particolare al rafforzamento delle istituzioni intermedie e alla valorizzazione delle risorse culturali e ambientali.

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