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Home » Agrigento2025 » “Il Fuoco dell’Amore”: La Mostra su Maria Maddalena ad Agrigento, un Patrimonio Artistico Straordinario

“Il Fuoco dell’Amore”: La Mostra su Maria Maddalena ad Agrigento, un Patrimonio Artistico Straordinario

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
30 Giugno 2025
in Agrigento2025, Cultura, top3
maddalena

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Dal 6 luglio al 30 ottobre 2025, il Museo Diocesano di Agrigento ospita “Il fuoco dell’amore. Maria Maddalena. Testimone di Speranza al femminile”, una straordinaria mostra iconografica che rappresenta uno degli eventi culturali più significativi nell’anno di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. L’esposizione, patrocinata dal Dicastero per la cultura della Santa Sede, costituisce un inedito percorso attraverso la figura di Maria Maddalena, simbolo di una fede “senza dubbi, piena di speranza ma autonoma e consapevole”.La scelta tematica della mostra trova un forte valore identitario per la presenza capillare della figura di Maria Maddalena su tutto il vasto territorio dell’Arcidiocesi, sin dal Medioevo. 

La mostra presenta opere di straordinaria qualità provenienti da prestigiose istituzioni museali. Tra gli artisti presenti figurano Giovanni Di Pietro da Napoli, Giovanni Portaluni, Guercino, Cecco del Caravaggio, Nicolas Regnier, Mattia Preti, Pietro D’Asaro, Andrea Vaccaro, Mariano Rossi, Fra’ Felice da Sambuca e Francesco Hayez.

Guercino (Giovanni Francesco Barbieri, 1591-1666) è rappresentato con la sua celebre Maddalena penitente, capolavoro dell’arte barocca dove la santa, penitente ed eremita, medita sugli strumenti della passione portati da angeli. L’opera, datata 1622, originariamente realizzata per l’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria Maddalena delle Convertite al Corso a Roma, simboleggia la penitenza e l’amore contemplativo per Cristo.

Mattia Preti (1613-1699), il “Cavalier Calabrese”, presenta opere di intensa emotività barocca. Le sue Maddalene, come quella conservata a Terni, mostrano la santa in lacrime mentre contempla i chiodi della croce di Cristo, trasformando il pianto in “uno sfrenato inno di lode alla bellezza femminile”. Preti seppe magistralmente unire la sensualità della figura femminile con la spiritualità della conversione.

Andrea Vaccaro (1604-1670) è presente con due versioni della Maddalena penitente – quella di Palermo, conservata a Palazzo Abatellis, e quella di Salerno. Le opere mostrano connotazioni diverse ma ugualmente intense: nella versione palermitana la santa appare immersa nella penombra, mentre in quella salernitana le lacrime rigano il volto intensificando la tensione emotiva.

Cecco del Caravaggio (Francesco Boneri, 1588/90-post 1620), allievo e modello del grande Merisi, presenta la Maddalena penitente che visualizza “il processo di umanizzazione dell’eremita come si stava configurando nell’immediato periodo successivo alla Riforma Cattolica”. L’opera mostra la penitente con lunghi capelli sciolti sulle spalle nel suo colloquio mistico col Crocefisso.

Nicolas Regnier (1590-1667), pittore fiammingo attivo in Italia, contribuisce con la sua Maddalena penitente ambientata in uno splendido paesaggio crepuscolare, testimoniando l’influenza della scuola caravaggesca nell’iconografia della santa.

Pietro D’Asaro (1579-1647), detto il “Monocolo di Racalmuto”, rappresenta la scuola siciliana del Seicento. Formatosi tra Palermo e i centri più aggiornati dell’Italia come Roma e Napoli, D’Asaro entrò in contatto con l’opera di Caravaggio, acquisendone l’uso razionale della luce e un realismo che gli permise di moderare la sua pittura di maniera. Le sue giovanissime Madonne trasmettono “un senso di profonda umiltà ed elegante riservatezza”.

Mariano Rossi (1731-1807), nato a Sciacca come Mario Antonino Russo, rappresenta la pittura siciliana del Settecento. Formatosi tra Palermo, Napoli e Roma, dove studiò con Marco Benefial, Rossi sviluppò uno stile che sintetizzava i migliori esempi napoletani con il classicismo romano. La sua fama è legata principalmente agli affreschi di Villa Borghese a Roma e della Reggia di Caserta.

Fra’ Felice da Sambuca (1734-1805), cappuccino nato Gioacchino Viscosi, operò tra Sicilia e Toscana. Le sue opere, caratterizzate da “limpida spontaneità e particolare grazia spirituale”, testimoniano una pittura religiosa popolare che comunicava direttamente con i fedeli. Tra le sue ultime opere si ricordano le pale della Chiesa di Maria SS. Addolorata di Marsala, datate 1790.

Giovanni Portaluni, pittore licatese del XVII secolo, è documentato per opere religiose tra cui una Madonna di Trapani del 1623 custodita nel santuario di Sant’Angelo a Licata. Le sue opere testimoniano la vivacità della scuola pittorica siciliana del periodo barocco.

Francesco Hayez (1791-1882) chiude idealmente il percorso cronologico della mostra con la sua interpretazione romantica della Maddalena. L’artista veneziano, famoso ritrattista e pittore di scene ottocentesche, aveva già affrontato l’iconografia di Maria Maddalena eremita nel deserto in un dipinto del 1825, ispirato alla scultura omonima di Antonio Canova del 1796. Nell’opera del 1833, Hayez delinea un paesaggio minimalista sullo sfondo, contro il quale si staglia la figura solitaria della Maddalena che impugna dolcemente la croce.

Le opere provengono da prestigiose istituzioni: Musei Vaticani, Palazzo Barberini Corsini, Musei Diocesani Carlo Maria Martini di Milano e San Matteo di Salerno, Museo Nazionale San Matteo di Pisa, Palazzo Abatellis, Fondazione Carit. Questo network di collaborazioni sottolinea l’importanza scientifica dell’iniziativa e la rilevanza nazionale della mostra. L’esposizione si arricchisce con opere dell’Arcidiocesi di Agrigento provenienti da Cammarata, Racalmuto, Sciacca e Sambuca di Sicilia. Questo dialogo tra capolavori nazionali e patrimonio locale evidenzia come la devozione verso Maria Maddalena abbia radici profonde nel territorio agrigentino, manifestandosi anche attraverso i “cartelami” di Cammarata e le numerose croci dipinte e marmoree del patrimonio diocesano. La mostra si inserisce nel contesto delle celebrazioni per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 e dell’Anno del Giubileo, proponendo Maria Maddalena come “testimone di una speranza al femminile, forte, autonoma, capace di amare e di lottare per la verità”. La figura della Maddalena, che “incarna al tempo stesso l’erotismo e la mistica, il dolore e la gioia, la debolezza umana e la forza della fede”, offre una riflessione profonda sul ruolo delle donne nella storia della fede e sull’amore come forza trasformativa.

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Tags: mostra di pittura
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