“Il caso Tandoy”, scritto e diretto da Michele Guardì, in scena al Teatro Pirandello da venerdì 11 a domenica 13 novembre, alza il sipario sulla stagione 2022/2023 della massima istituzione teatrale agrigentina. Nel cast, capitanato da Gianluca Guidi e Giuseppe Manfridi, spiccano gli agrigentini Gaetano Aronica nel ruolo di Mario La Loggia e Marcella Lattuca in quello di Danika. E con Caterina Milicchio, Roberto Iannone, Noemi Esposito, Marco Landola e Antonio Rampino, lo spettacolo si preannuncia come l’evento teatrale della stagione per l’attualità dei temi trattati e per l’originalità della struttura nella quale il racconto spazia a volte sorprendentemente dal dramma a momenti di inaspettata comica leggerezza. La commedia parte dalla intenzione di un Autore di mettere in scena uno degli errori giudiziari più clamorosi degli anni sessanta legato all’assassinio del commissario di Pubblica Sicurezza Cataldo Tandoy ucciso in pieno centro mentre, sottobraccio alla giovane e bellissima moglie stava per rientrare a casa. L’indomani sarebbero dovuti partire per Roma, dove il Commissario era stato trasferito per una promozione. Convinto che il delitto fosse volto a fermare quella partenza, il Procuratore incaricato delle indagini fa arrestare l’amante della donna, il primario dell’Ospedale Psichiatrico della città, appartenente ad una delle più famiglie più in vista dell’Isola e fratello di un potente uomo politico per anni Presidente della Regione. Sono i giornali che, assecondando e qualche volta precedendo il Procuratore, si accaniscono sugli aspetti scandalistici della vicenda infittita da maldicenze a sfondo sessuale nella quale si arriva incredibilmente ad ipotizzare che dietro l’assassinio del Commissario possa addirittura esserci un rapporto di “tribadismo”, come lo definisce con sprezzante termine tecnico il Procuratore, tra la moglie del Commissario ed la moglie del Primario suo amante. Fissato sin dall’inizio sul delitto passionale, escludendo qualsiasi altra pista, senza una prova e appoggiandosi solo su improbabili indizi, il Procuratore tiene in carcere per mesi il Primario, due presunti esecutori materiali e persino la Vedova ad un certo punto accusata di avere concorso all’assassinio del marito e perciò di essere complice dell’amante principale indiziato. La corte di Assise, chiamata a giudicare, due anni dopo farà giustizia assolvendo tutti “per non avere commesso il fatto”. Quando il giallo sembra chiuso senza un colpevole arriva però il colpo di scena.
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