“La verità può essere vitale, ma senza l’amore è insostenibile”.
È questo uno dei temi che affronta la commedia “I due papi”, di Anthony McCarten, per la regia di Giancarlo Nicoletti, andata in scena sabato e domenica scorsi al teatro Pirandello di Agrigento.
Lo spettacolo, che narra il complesso rapporto tra Ratzinger e Bergoglio, appena prima delle dimissioni di Benedetto XVI e la successiva elezione di Francesco nel 2013, ha convinto ed emozionato il numeroso e caloroso pubblico agrigentino.
In scena due grandi mattatori del teatro italiano: Giorgio Colangeli, nel ruolo di Benedetto XVI, e Mariano Rigillo, in quello di Jorge Mario Bergoglio.
Bravissime, inoltre, Anna Teresa Rossini nel ruolo di Suor Brigida, la migliore amica di Papa Ratzinger e Ira Fronten, nel ruolo di Suor Sofia, la suora Argentina devota al cardinale Bergoglio.
“I due papi”, grazie alla forza del testo, tradotto da Edoardo Erba, indaga l’animo umano restando sempre nel campo della commedia. Gli interrogativi che i protagonisti si pongono sono svariati e aprono scorci sul futuro della chiesa di Roma, turbata dagli scandali, tentennante sulla strada da percorrere e combattuta tra tradizione ed innovazione. Ma è anche una storia di amicizia e di fede che dimostra, come dicevamo in premessa, che la verità non ha mai una sola direttrice, ma è sempre formata dall’unione di più visioni.
Da una parte troviamo il Papa in carica che sente di non poter reggere il peso degli scandali e dell’ostilità di molti fedeli nei suoi confronti; dall’altro abbiamo il Cardinale Bergoglio, uomo semplice con il peso dei sui fardelli, che ama il tango ed il calcio, e che pensa di lasciare il “galero” per continuare la sua missione da semplice prete nei barrios di Buenos Aires.
Nel momento più critico i due si ritrovano a Castel Gandolfo e, poi alla Cappella Sistina, per un confronto su argomenti e su tematiche, spesso opposte, che appaiono inconciliabili.
La bellezza della Sistina aiuta i due protagonisti a confidarsi sulla loro vita personale.
Nonostante si alternino alcuni momenti ironici e altrettanti toni austeri, l’intera vicenda viene narrata con estrema delicatezza, soprattutto quando i due affrontano argomenti complessi, come, per esempio, “l’industrializzazione dell’amicizia”, il diritto di essere famiglia per le persone omosessuali, la pedofilia.
Su quest’ultimo Bergoglio tuona: “Al vescovo gli ho detto di sospendere il prete e di avviare il processo canonico. Non ho mai pensato che una formula magica potesse risolvere i nostri problemi”. Benedetto risponde: “Una formula magica? E’ così che lei definisce il sacramento della confessione?”. Bergoglio replica: “Il Sacramento della Confessione purifica l’animo del peccatore, ma non risarcisce la vittima. Il peccato non è una macchia, ma una ferita”. Ratzinger: “ Le sue dimissioni sono una protesta contro la Santa Sede, lei mi sta chiedendo di ratificarle! Ha detto che non ha più voglia di essere Cardinale e Arcivescovo, io le chiedo: è sicuro di voler essere ancora un prete?”. Infine, la confessione: “Io non mi sono reso conto delle reali dimensioni del fenomeno”, conclude Benetto XVI.
Nello spettacolo si avverte anche una nota di ingenuo candore infantile: La passione di Ratzinger per il Commissario Rex, per il pianoforte, per le specialità gastronomiche della Foresta Nera.
Esilarante la scene dei due protagonisti che improvvisano un tango. Un momento che il pubblico ha incorniciato con applausi a scena aperta.
Degna di nota, infine, la scenografia di Alessandro Chiti. Bellissime le immagini della Cappella Sistina.
Lo spettacolo non è mai monotono o banale: il regista, infatti, riesce sapientemente a stemperare i temi alti e drammatici (Bergoglio parla della dittatura di Videla, dei desaparecidos, degli “arei della morte”),
con momenti più leggeri, suscitando l’incondizionato gradimento del pubblico che alla fine si commuove alla frase pronunciata da Papa Francesco il 13 marzo del 2013: “Fratelli e sorelle… buonasera!”.
Una curiosità: Mariano Rigillo ha promesso a pieni voti la massima istituzione teatrale, definendo il Teatro Pirandello di Agrigento: “Uno dei teatri più suggestivi d’Italia! È emozionante recitare in un luogo che regala così tante sensazioni positive – ha detto il maestro – ci si sente come sospesi sul palco”.
Luigi Mula