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Home » note ufficiali » I boss mafiosi e l’uscita dal carcere. Pennica: “Non è vero che i cittadini sono tutti uguali di fronte la legge”

I boss mafiosi e l’uscita dal carcere. Pennica: “Non è vero che i cittadini sono tutti uguali di fronte la legge”

23 Aprile 2020
in note ufficiali
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L’uscita dal carcere di alcuni boss mafiosi siciliani, finiti ai domiciliari, ha provocato una polemica politica, con la Lega che accusa il Governo di avere causato questi provvedimenti con una sua circolare e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede rispedisce le accuse al mittente.
“Credo ci sia un limite a tutto. Sia chiaro: tutte le leggi approvate da questa maggioranza e riconducibili a questo governo sanciscono esplicitamente l’esclusione dei condannati per mafia, da tutti i cosiddetti benefici penitenziari”.
Inoltre, il ministro ha smentito che i provvedimenti si basino su una circolare del governo sull’emergenza Covid19.

E dopo le parole del ministro Bonafade, c’è da registrare qualche malumore. “I mafiosi sono esclusi dal provvedimento del Governo per combattere il Coronavirus”, a rimarcarlo l’avvocato agrigentino Salvatore Pennica.
“Quindi lo Stato democratico introduce alcuni concetti – continua il legale agrigentino -. Il primo che non è vero che i cittadini sono tutti uguali di fronte la legge; secondo che la presunzione di non colpevolezza non vale per gli accusati di mafia; terzo che il Tribunale di Sorveglianza di Milano deve riflettere perché il loro Ministro, quello che valuta anche l’operato, non è d’accordo sulle decisioni prese in nome del popolo italiano”.

“Eppur Bonafede è avvocato? Giurista? Costituzionalista? Portatore del pensiero dell’avvocato del popolo? No. Secondo me ha giurato su un testo la Costituzione che dubito, mia sia consentito, abbia approfondito, lo dico con profonda educazione al Guardasigilli – ancora Pennica -. Tristezza infinita per chi come me e mille colleghi avvocati di Bonafede cerchiamo di ottenere Giustizia nelle aule dei tribunali aprendo i codici, interpretando i testi giuridici, ritenendo che la politica non possa condizionare le decisioni dei giudici, che la libertà è sacre ed inviolabile, che gli uomini sono non colpevoli fino a sentenza passata in giudicato, che si diventa ministri dopo la gavetta, che si indossa la toga sempre anche quando si ha la fortuna di passare da una consolle di dj alla console di via Arenula”.

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