Doveva gestire il servizio idrico in quasi tutta la provincia di Agrigento, ma aveva soltanto pochissimi dipendenti specializzati, e soprattutto non aveva magazzino. E’ quanto emerge dall’inchiesta “Waterloo” su “Girgenti Acque” che all’alba di ieri ha portato al fermo di otto persone tra cui l’ex presidente Marco Campione.
L’imprenditore avrebbe trasformato la società idrica, che doveva servire a gestire un servizio pubblico essenziale in uno “strumento asservito ai suoi interessi, come in una bottega”. E i meccanismi sarebbero stati diversi: dalla gestione delle gare di appalto senza rispettare le procedure che, avrebbero portato tra il 2013 e il 2017 ad affidare circa 40 milioni di euro di forniture e servizi, a imprese della famiglia Campione.
Inoltre avrebbe imposto a “Girgenti Acque” di non fare magazzino. “Di non acquistare preventivamente il materiale utilizzato normalmente dall’azienda in grosse quantità, tubi, pozzetti, raccordi, che avrebbero consentito dei risparmi sui costi, ma facendo acquistare i materiali presso i suoi negozi in via Imera”, spiegano i magistrati della Procura di Agrigento.
Ma c’è anche il sospetto di rotture dolose delle condotte idriche per causare disagi agli utenti. E per le riparazioni, poi, c’erano le ditte del gruppo Campione, pronte ad intervenire dietro parcelle da capogiro. La Procura di Agrigento contesta alcuni episodi tra aprile e giugno 2014, in cui i collaboratori più stretti avrebbero manomesso o addirittura danneggiato la rete idrica volontariamente, al fine di far modificare agli abitanti il contratto “forfettario”, con quello nuovo che prevede la collocazione di nuovi contatori, e il calcolo a consumo più vantaggioso per l’azienda.
Uno degli episodi contestati nel quartiere di Fontanelle quando fu interrotta illecitamente l’erogazione dell’acqua in tre condomini. Analoghe situazioni in un condominio del Viale della Vittoria, e nelle zone Cumbo e Kaos.