La Giornata del Malato ieri, voluta da San Giovanni Paolo II e giunta alla XXVII edizione, nell’anniversario della prima apparizione della Madonna a Bernadette Soubirous l’11 febbraio 1858, a livello mondiale è stata celebrata in modo solenne a Calcutta in India, dove resta sempre molto viva l’opera benefica di Madre Teresa, già ufficialmente canonizzata dalla Chiesa.
Solenne celebreazione a Canicattì
A livello diocesano invece, come Chiesa Agrigentina, quest’anno la solenne celebrazione è avvenuta a Canicattì, dove nel pomeriggio di ieri, davanti alla Villa Comunale, si è ritrovato un folto gruppo di fedeli, personale medico e paramedico, molti operatori del volontariato nel settore della salute, con in testa un’associazione che ha superato i 100 anni di vita ed intesa attività, come l’UNITALSI (Unione Nazionale Italiana per il Trasporto degli Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali.).
Processione con canti e preghiere guidata da Don Saverio Pittitteri
E dopo una processione con canti e preghiere sotto la guida del responsabile diocesano della Curia, don Saverio Pititteri, nella grande Chiesa di S. Chiara si è riunita l’Assemblea, presieduta dall’arcivescovo-metropolita, cardinale don Franco Montenegro, con la presenza di molti sacerdoti della zona pastorale “P. Gioacchino La Lomia”, ed altri provenienti da diversi paesi della nostra vasta arcidiocesi.
Chiesa gremita con i volontari e i barellieri
E in una Chiesa gremita in ogni ordine di posti, con in prima fila parecchi fratelli e sorelle sofferenti, tutti amorevolmente assistiti da dame in divisa e dai barellieri dell’UNITALSI, qualche momento significativo d’introduzione.
Ha parlato il primario di medicina nucleare
Ha preso la parola il dott. Antonio Garufo, primario di medicina nucleare e responsabile della Consulta diocesana di sanità, per spiegare il senso ed il profondo significato della Giornata destinata alla preghiera, riflessione e vicinanza ai fratelli sofferenti, a cui è seguito anche un breve intervento di saluto del Parroco del luogo, nonché vicario foraneo, don Giuseppe Argento.
Il quale ultimo ha voluto specificamente chiedere la preghiera del Pastore della Chiesa agrigentina, anche per altro tipo di moderne malattie che affliggono Canicatti, come lo spaccio degli stupefacenti in preoccupante aumento, la diffusione della mania del gioco d’azzardo che le statistiche vedono Canicatti in posizione che non le fa onore, come pure il fascino perverso della pornografia tramite la pratica di siti internet. Cose tutte affliggono molte famiglie, provocando spesso seri danni alla serena convivenza, e pure anche dissoluzione e sfasci di nuclei familiari. Gravi problemi anche questo diverso tipo di nuove malattie con cui la moderna pastorale è tenuta a confrontarsi.
Ha celebrato il cardinale Francesco Montenegro
Ed iniziata la solenne concelebrazione, l’omelia di don Franco, nel suo consueto stile di conversazione piana e familiare, ha fatto riferimento al tema scelto da Papa Francesco quest’anno, “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, affinché il suo Regno si propagasse attraverso gesti di amore gratuito, ricordando gesti come quelli del Buon Samaritano, che sono la via più credibile di evangelizzazione. Non solo. Richiamando pure, in quello stile di familiare semplicità, non solo l’opportunità spesso del silenzio di fronte al mistero della sofferenza, ma anche quei passaggi del messaggio pontificio in cui si sottolinea che la cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è “caro”.
Solidarierà e fraternità nelle parole del cardinale
La solidarietà e la fraternità possono nascere o rinascere solo dalla capacità di soffrire per la sofferenza altrui, perché davvero il dolore è un mistero di luce e di grazia. E dato che non esiste vita umana senza sofferenza, – come afferma Giovanni Paolo II nella Salvifici doloris – “nel mistero della Chiesa come suo corpo, Cristo in un certo senso ha aperto la propria sofferenza redentiva ad ogni sofferenza dell’uomo”.
Di fronte a tutti gli interrogativi esistenziali dell’uomo moderno, risultano assurdi e davvero irrazionali, le risposte di quello che oggi vorrebbero divenire simboli del progresso, cioè l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito. Che si vorrebbero far passare per conquiste sociali, spingendo l’uomo a scegliere la morte e dare la morte pur di non soffrire. Quando invece anche razionalmente la sfida vera è la lotta contro l’individualismo e la frammentazione e promuovere nuovi legami e varie forme di cooperazione umana tra popoli e culture, in un rinnovato clima di dialogo per nuove forme di solidarietà.