“Esploratore, ambasciatore e messaggero di cultura”. Stiamo parlando di Gaetano Aronica, presidente del Teatro Luigi Pirandello di Agrigento e, per il Parco archeologico della Valle dei Templi, direttore artistico del cartellone estivo “Un’esteta mitica, il risveglio del Mediterraneo”. Con il regista, autore ed attore agrigentino, in partenza per Cracovia dove girerà il sequel di Barbari, la serie prodotta da Netflix, proviamo a fare un bilancio della manifestazione estiva che ha riscosso ampi successi di critica e di pubblico. Il cartellone, infatti, ha accolto diverse esperienze artistiche e, dall’alba e fino a tarda notte, è andato al di là della semplice visita tra i reperti e le vestigia di un tempo lontano. Sulle orme di Strehler e Pasolini.
Un cartellone di grande respiro internazionale. Soddisfatto del successo?
“É doveroso da parte mia, come direttore artistico di una delle più importanti manifestazioni dell’isola, ringraziare in primis il pubblico e tutti coloro che hanno reso possibile la riuscita di questa grande scommessa, il cui esito è stato davvero entusiasmante. Credo che in un territorio come il nostro, un risveglio nel nome di ciò che abbiamo di più caro e prezioso, di unico, come l’arte, la cultura, la storia e tutto quanto di nobile una terra possa esprimere, sia la strada maestra verso il prossimo futuro.”
Tanti eventi che hanno rilanciato anche i siti periferici del Parco…
“Ho compreso sino in fondo e condiviso con entusiasmo la “visione” del direttore del Parco, Roberto Sciarratta che ha voluto dare un segno ben preciso della sua missione. Un progetto silenzioso ma ambizioso. È stato bellissimo recitare a 1000 metri di altezza sul Monte Adranone a Sambuca di Sicilia, la gente arrivava con le navette alle 5 del mattino, in spiaggia alla Villa Romana di Realmonte e ad Eraclea Minoa, dove abbiamo trasformato lo spazio scenico. Con la compagnia del Teatro Pirandello siamo stati esploratori, ambasciatori e messaggeri di cultura dove era spenta o era stata dimenticata nel corso del tempo. Abbiamo riscoperto un patrimonio che sembrava seppellito. Non mi sono risparmiato ed ora sto pagando tutta la stanchezza accumulata in quei giorni.”
Un progetto a tuttotondo?
“Il direttore ha incontrato la mia totale dedizione, perchè è riuscito ha realizzare un progetto strehleriano. Mi piace ricordare, infatti, che prima c’erano le compagnie di giro, poi la nascita di un modello di teatro con la Reale compagnia Sarda e poi con il Piccolo teatro fondato da Giorgio Stehler e Paolo Grassi. Una delle funzioni del Teatro Stabile era il decentramento, portare, cioè, la cultura nei luoghi dove la cultura non c’era. Il Parco è riuscito in questa missione, un grande risultato. Pasolini diceva che riusciva a comunicare meglio la sua arte alla contadina del polesine che non ha suo amico intellettuale (sorride)”.
Un’offerta diversificata che ha accontentato diversi gusti….
“ E’ bello e giusto diversificare. La gente deve potere scegliere, come quando si va al cinema. La Sicilia ha potuto assistere alle diverse proposte che avevano un comune denominatore: venivano tutte dalla Valle dei templi di Agrigento. Unire, aggregare, non dividere, è questo il segreto per andare avanti. Ben venga la competizione, se leale serve a migliorarsi; ben vengano i confronti, ben venga il successo degli altri, perché è anche il nostro successo. In sostanza, far brillare questo angolo del mondo per invogliare la gente a visitarlo, esportare sana cultura, accogliere, significa aumentare la quantità e la qualità del lavoro, quindi le risorse, che sono e devono essere un bene comune. Voglio, infatti, ringraziare tutti gli artisti che hanno onorato la Valle e la città, portando i loro spettacoli, le loro opere e i loro concerti, in giro per la Sicilia, nei siti più importanti e in quelli dimenticati, da Taormina a Segesta, per citarne solo alcuni. Parlo dei successi di una realtà consolidata come Casa del Musical, del regista Marco Savatteri e dei suoi collaboratori, che ha avuto un bellissimo riscontro, dando spazio anche a giovani attori in erba, delle performance di Sebastiano Lo Monaco, applaudite ai Templi e non solo. Uomini e donne di cultura hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo riuscendo ad unire la collina di Girgenti con la Valle dei Templi, storicamente sempre divise: Agrigento è stata unita nel nome dell’arte e della cultura, dimostrando di essere ospitante con i turisti e proponente con le istituzioni. É stata una sensazione bellissima. Si percepiva la grande partecipazione della Città.”
Poi il suo Vizi Capitali…
“È stata un’emozione grandissima ed io non ho mai amato uno spettacolo come Vizi Capitali. Non ho mai amato un personaggio come il don Giovanni di Vizi Capitali, mi sono proprio divertito a farlo e mi passava tutta la stanchezza quando lo interpretavo. Lo sentivo vicino.”
I turisti hanno apprezzato l’offerta culturale?
“Cultura significa coltivare i sentimenti, le passioni, il pubblico, le persone. Se vogliamo un turista che sia veramente appassionato alle ricchezze ed alle bellezze di questo luogo, dobbiamo offrire dei prodotti che invitino a quel tipo di fruizione. Se fai la musica di nicchia o spettacoli d’avanguardia è chiaro che ti rivolgi ad un pubblico con la puzza sotto al naso. Se vogliamo aprirci in tutta Italia ed all’estero, bisogna offrire spettacoli di qualità che competano con delle realtà culturali consolidate, come Avignone, Spoleto, Asti, Sant’Arcangelo di Romagna, Ostia, luoghi dove si fanno grandi festival che coniugano turismo e spettacolo insieme, senza che l’uno faccia diventare l’altro banale.”
Progetti futuri?
“Pensavo di riposarmi. Dovevo andare a Venezia alla presentazione di Lupo Bianco, ma devo girare a Cracovia la seconda serie di Barbari. Il prossimo 8 settembre sarò membro a Taormina della giuria “Una ragazza per il cinema”.
Un saluto al suo pubblico?
“Vi svelo adesso i rimedi di Paracelso ai sette vizi capitali e affettuosamente vi saluto:” Via la tristezza, l’odio, la vendetta, il rancore, via le offese, fare solo il bene. Chiudere gli occhi, meditare, non perdersi. Migliorare. Non raccontare tutto a tutti e … non temere il domani”.
Luigi Mula