Ha ucciso la donna con sette fendenti, inferti con un coltello da cucina. Ma è ancora mistero sul movente del femminicidio dell’insegnante di sostegno, Patrizia Russo, di 53 anni, di Agrigento, ammazzata nella loro casa di via Cavoli a Solero nell’Alessandrino, dal marito Giovanni Salamone, di 61 anni. I due stavano insieme da ben 39 anni. Forse a scatenare la follia omicida la depressione, anche se non è mai stata diagnosticata da alcun medico, e una certa preoccupazione per la sua situazione economica.
L’imprenditore agricolo agrigentino, assistito dall’avvocato Stefano Daffonchio, ha confessato l’omicidio nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero Andrea Trucano della procura di Alessandria. “Ieri sera – ha raccontato Salamone – abbiamo cenato con suo fratello. Abbiamo parlato anche di me, visto che da qualche giorno mi sento depresso e anche lei mi vedeva triste. Ho dei debiti, ma lei stessa mi aveva rassicurato dicendo che non era nulla di grave e che saremmo andati avanti”.
“Quando siamo andati a dormire lei si è addormentata subito, io non riuscivo. Intorno alle 5, allora, sono sceso a prendere il coltello e l’ho ammazzata. Ho fatto una sciocchezza”. “Ho paura che possa fare una cavolata. È il mio faro, ne morirei. Non lo riconosco più, mi spavento a lasciarlo solo”. Sono le ultime parole dette al telefono da Patrizia Russo a un’amica la sera prima di essere uccisa dal coniuge.
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