Di Diego Acquisto
Rispettata la tradizione plurisecolare e unica propria di Favara. L’Addolorata ieri pomeriggio, lunedì santo, ha compiuto il suo viaggio al Calvario, “alla ricerca del Figlio”. Un viaggio, questo della Madonna Addolorata al Calvario il lunedì santo che anticipa il viaggio devozionale che migliaia di fedeli compiranno il giorno del Venerdì Santo dalle ore 13 alla ore 21, quando nello spazio di circa otto ore o poco più che intercorrono tra il primo momento, quello dell’esposizione di Cristo sulla Croce, ed il secondo, quello della sua deposizione, un continuo, incessante, fiume di gente si riversa silenziosamente al Calvario, aspettando con grande pazienza e devozione il proprio turno, per potere salire sino in alto . Molti quelli che durante la salita, ad ogni gradino recitano preghiere tradizionali varie, o ripetono in continuazione un numero ben determinato di Pater, Ave e Credo. Una
tradizione questa così ben radicata nella coscienza collettiva, da suggerire agli organizzatori l’idea di dividere in due le scalinate del Calvario, con una corsia più larga per i devoti che procedono molto lentamente ed una corsia più stretta, per quanti, per esigenze varie, desiderano un po’ più velocemente raggiungere la parte più alta del Calvario e da vicino rendere omaggio alla Madonna Addolorata ed al Cristo Crocifisso.
“U viaggiu a’ Cruci” è una pratica profondamente radicata nel cuore di tanti tantissimi favaresi, praticanti e non. Con la semplice espressione “A’ Cruci”, pronunciata nella caratteristica melodiosa cadenza locale, il popolo di Favara indica il Calvario, il monumento sacro simbolo per eccellenza della religiosità popolare, passando davanti al quale, a piedi o in macchina, ognuno esterna sempre almeno un piccolo segno di devozione.
Perciò è bene sottolineare che la partecipazione ai riti della Settimana Santa, con i momenti previsti al Calvario, soprattutto il Venerdì Santo, va ben oltre gli stretti confini di quella che viene comunemente indicata come “comunità ecclesiale”.
E perciò saggiamente, a Favara, come credo si debba fare e si faccia dovunque nella nostra diocesi, accogliendo anche le sollecitazioni di Papa Francesco e del nostro arcivescovo, si privilegia un corretto rapporto con tutte le istituzioni locali e soprattutto con la civica amministrazione. Ciò proprio nella convinzione che il “Venerdì santo” non appartiene soltanto ai praticanti, ma alla popolazione tutta, senza discriminazioni di sorta; popolazione che manifesta questo attaccamento al Calvario, con una partecipazione così massiccia che non ha eguali in ogni altra circostanza. E il cosiddetto “viaggio” al Calvario a Favara, in alcuni giorni particolari dell’anno e soprattutto il Venerdì Santo, viene fatto da tante persone che abitualmente non frequentano le nostre Chiese.
In tante manifestazioni religiose e soprattutto durante la Settimana Santa, tutti siamo testimoni ed al servizio di un Mistero grande. Dovere comune , quello di mettersi in comunicazione con esso, cercando di ascoltare la sofferenza e soprattutto il silenzio di Dio. Da questo intimo silenzio deve sempre essere pervasa la liturgia della Chiesa, mai
finalizzata a strappare a Dio benefici, ma unicamente a far salire a Dio, le invocazioni e l’ umile preghiera dei suoi figli.
Diego Acquisto