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Home » L’angolo di don Diego » Favara: sanare fratture ed evitare tensioni

Favara: sanare fratture ed evitare tensioni

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
3 Febbraio 2022
in L’angolo di don Diego
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A Favara  occorre  sanare fratture ed evitare tensioni, specie sul tema povertà. Mi pare di cogliere un sentimento comune o comunque sicuramente non solo mio, se esprimo l’auspicio sentito che, per il bene della città, specie in questo momento di pandemia, l’obiettivo comune di quanti sono risultati eletti nell’ultima consultazione popolare dell’ottobre scorso, debba essere quello di  colmare in nome della vera democrazia,  le fratture non solo quelle  vecchie, ma anche quelle nuove della recente campagna elettorale. Lo esige, – direbbe il Presidente Mattarella – anche il particolare momento non solo storico e  socio politico, ma anche sanitario; mentre non manca, “chi detesta la democrazia ed invece vuole che le fratture si allarghino, che diventino conflitti insanabili, che seminino paure e rancore e che la Costituzione diventi irrealizzabile“.

Un auspicio questo che,  tradotto nella nostra particolare realtà favarese, specie dopo un decennio, in cui ad un dissesto economico ne è seguito un altro, – (con danno all’intera collettività e soprattutto alle fasce sociali più deboli, sicuramente anche per questo aumentate) –  pare e davvero è un  paradosso, che si trovi modo di litigare proprio sul problema povertà. Per giunta  con sospetti ed accuse reciproche, come se – al limite – ci si trovasse in campagna elettorale. Che, ricordiamo, è finita da poco più di tre mesi ed il popolo sovrano nel segreto dell’urna, oltre a  scegliere i 24 Consiglieri Comunali, a cui è stato affidato a livello locale quello che in democrazia è il “potere legislativo”, ha scelto contemporaneamente il Sindaco, che con la Giunta di sua fiducia,  deve esercitare  il potere “esecutivo”.

Nessuno  è stato eletto per fare opposizione a prescindere ! mentre tutti sono stati scelti per curare il bene comune, nella particolare situazione in cui si trova la Città. Così , tra l’altro, come chiaramente descritta, con le sue gravi problematiche e piaghe aperte, nelle settimane precedenti alle elezioni, dai vari candidati, dai diversi partiti e Movimenti, dalle varie Associazioni culturali, dallo stesso CPC , il cui documento merita ancora attenzione.

Premesso quanto sopra, nel momento attuale, è in  corso un “vivace” scambio di note tra Consiglieri comunali e Sindaco, in cui l’unica cosa positiva è che il problema riguarda le fasce sociali più deboli.

Problema povertà,  per il quale un Consigliere  afferma che sono immediatamente disponibili, pronti nel cassetto, oltre 600 mila euro; mentre  il Sindaco afferma il contrario. Che  cioè nel cassetto per il momento non c’è nulla e che quella somma per essere disponile richiede una certa procedura burocratica, che, per quanto lo riguarda, sta mettendo in atto, pur nel contesto di disastro economico in cui il Comune versa.

Inoltre, – (questo è il punto) – il Sindaco Palumbo, le cui battaglie del passato sono a tutti note,  tende a ribadire che non solo quei soldi  “ in cassa non ci sono”, ma aggiunge anche  “è ridicolo pensare che una Amministrazione abbia i soldi in cassa e non li distribuisca...”. Ed  ancora: “E’ scorretto alimentare illusioni , soprattutto tra chi è più bisognoso”.

Questi i termini della controversia. Ognuno ha modo di giudicare ! ed  in teoria comunque bisogna dire che  le varie affermazioni, tute  hanno non solo una logica, ma anche correttezza formale ed etica. Compresa l’ultima, così tagliente e pungente, che riguarda il rispetto che bisogna avere verso i bisognosi, su cui nessuno deve mai speculare.

Viene intanto da dire a tutti che per il  bene comune, bisogna preliminarmente abbassare i toni, e verificare se davvero i soldi siano  già in cassa disponibili alla distribuzione.

Quando non si tratta di opinioni, è possibile, anzi doveroso verificare i fatti.  Se uno dice che i soldi in cassa ci sono ed un altro afferma il contrario, senza insinuare nulla, bisogna dire che uno dei due è in errore.

Nel caso migliore, (che è quello a cui vogliamo unicamente pensare !) si sbaglia in buona fede e, non ci deve essere meraviglia alcuna a scusarsi.

Anzi ! nel rispetto reciproco, si pongono le basi per evitare non solo  parole e comportamenti dannosi. Ed intanto, subito,  il protrarsi di una polemica fuorviante che, distrae dagli altri problemi. Che,  a Favara  non sono davvero pochi.

Nel mentre  i cittadini osservano, giudicano e magari desiderano (chissà !) essere,  nei problemi della città, nel prossimo futuro coinvolti. Naturalmente in  forme possibili  di democrazia diretta.

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