Dalle battute da pesce d’aprile a livello nazionale, a quelle locali in una città simbolo come Favara, della quale vogliamo fare un breve excursus storico. Ed a proposito leggo che c’è chi scrive che per qualche uomo politico, in questo momento potente, è sempre pesce d’aprile. Anzi, è stato proprio lo stesso che ha rivolto quest’accusa ad un grande quotidiano che proprio l’altro ieri sintetizzava la situazione italiana titolando un articolo “Qui comando io”. Un titolo – a suo dire – da “pesce aprile”.
A Favara Radio RF 101, ma non solo, anche la stampa locale, spesso, nel corso degli anni, di famosi pesce d’aprile si è fatta gradita cassa di risonanza, sempre con l’intento di un messaggio utile per la collettività.
Insomma, in questa città, ogni anno qualcosa è sempre successo e succede con raffinata arguzia ed ironia per richiamare l’attenzione sui problemi d’attualità.
Ricordiamo nel 2015 la notizia della mossa a sorpresa del Sindaco in carica che rassegnava improvvisamente le dimissioni archiviando – si diceva – una brutta pagina della storia cittadina. Con l’arrivo di un Commissario, che dichiarava subito il dissesto, in una città finalmente liberata. Non solo del Sindaco, ma anche degli assessori e dei consiglieri; e quindi una città pronta a celebrare la Pasqua di Risurrezione.
Oppure ancora proprio l’anno successivo 2016, sempre il primo di aprile, quando si diffondeva nelle prime ore l’annuncio di una clamorosa donazione di 30 milioni di dollari per la città di Favara. Una somma quasi pari al dissesto in corso. Una telefonata che aveva fatto sobbalzare un’impiegata del Comune che ascoltava la voce di uno dei titolari dello studio legale associato “Di Denedetto & Fisherman” di New York che annunciava la volontà di un loro facoltoso cliente di effettuare una donazione alla città di Favara. Per la precisione poi tutto si confermava con un’email. Si trattava di un famoso industriale di nome Jonny “Iasc” con cognome assai vicino a quello del primo cittadino in carica e quindi di origini siciliane per parte di padre e irlandesi di madre, il cui bisnonno Giovanni era partito proprio da Favara agli inizi del secolo scorso per cercare fortuna negli Stati Uniti. L’unica condizione per la donazione era che la piazza principale, cioè piazza Cavour, doveva essere intitolata a quel benefattore, togliendo quindi la dicitura di “Città dell’agnello pasquale”. Non solo |! il giorno 1 aprile, doveva diventare solenne festa civile.
Quest’anno invece il primo aprile ci ha portato la seguente notizia: “ Acqua in bocca, un gruppo di persone si prepara per cambiare Favara”. Persone che in silenzio, starebbero preparandosi in sinergia a “dire basta al degrado in tutti i settori della loro Favara”. Gente con coscienza matura di cittadini capaci e volenterosi, una cinquantina di qualificati professionisti di ogni genere tra architetti, ingegneri, avvocati, medici, sacerdoti, imprenditori con la voglia di agire disinteressatamente in prima persona. Gente in grado di leggere le carte dell’Ufficio tecnico, dell’ufficio tributi e di ogni singolo settore, per capire e, dopo, riorganizzare la macchina comunale per offrire ai cittadini adeguati servizi.
Un messaggio questo che al di là della data in cui è stato lanciato da una mente lucida come il direttore di Sicilia-on-presse Franco Pullara anche oggi continua e sicuramente continuerà a fare discutere. Con l’augurio che sia stato un sasso provvidenziale gettato nello stagno per avviare dal piccolo e nel silenzio un nuovo modus operandi nell’azione ammnistrativa.
Una notizia, a giudicare dai numerosi riscontri sul social più popolare, ritenuta davvero consolante, che non pochi vogliono che non sia pesce d’aprile.
Una “notizia” largamente condivisa quella data ieri dal Pullara; e ci si augura proprio che sia realtà davvero “in itinere“.
Favara, dopo questo positivo “pesce d’aprile” deve ritrovare le energie per fronteggiare la situazione concreta, recuperando la voglia di quel cambiamento in positivo per cui ha deciso nel giugno 2016 di seppellire il passato.
Quella stessa voglia del giugno 2016, per il bene dei singoli e della collettività, deve essere ripresa con coraggio, grinta e determinazione, da parte di tutti; se necessario abbandonando la propria precedente militanza politica per il bene comune, affrontando i problemi attuali che sono sotto gli occhi di tutti. Favara merita una Pasqua vera di risurrezione.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp