Arrestato ad Hammamet, in Tunisia, l’agosto dell’anno scorso dalla Guardia di finanza, dopo alcuni mesi di latitanza, l’imprenditore licatese, Angelo Stracuzzi, coinvolto in un’inchiesta su presunti affari ed estorsioni legati alla Stidda agrigentina, affronterà il processo. Dopo l’estradizione dalla Tunisia è comparso davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo che ha disposto il rinvio a giudizio. L’avvio del dibattimento è fissato per il 13 gennaio davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara.
Stracuzzi ha trascorso un periodo di detenzione ad Hammamet, poi il gip Paolo Magro ha sostituito la custodia cautelare con misure meno restrittive: divieto di espatrio e di risiedere in Sicilia, obbligo di firma quotidiano e di permanenza notturna dalle 20 alle 7. Nell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo con il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì, sarebbe il protagonista di una serie di giravolte finanziarie, con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro di beni, nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti.
Due le estorsioni contestate: una, in concorso con l’imprenditore favarese Giuseppe Pullara, nei confronti di una società che si occupa di rifiuti; l’altra, insieme a Giuseppe Chiazza, Giuseppe Manazza e Rosario Patti, già giudicati separatamente, riguardante alcuni terreni in contrada “Mola Cotugno”, a Licata. A queste accuse si aggiunge il trasferimento fraudolento di valori che Stracuzzi avrebbe commesso insieme alla moglie Rita Giovanna Nogara, utilizzata come prestanome per schermare i propri beni.
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