I giudici della Corte di Appello di Palermo, ribaltando il verdetto del Tribunale di Agrigento, hanno assolto “perchè il fatto non sussiste” l’imprenditore Antonino Gagliano, 56 anni, di Siculiana, da due estorsioni aggravate dal metodo mafioso. In primo grado il siculianese era stato condannato a nove anni e sei mesi di reclusione. A scagionare l’imprenditore una perizia contabile chiesta e ottenuta dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Calogero Meli e Giovanni Rizzuti.
La vicenda risale al 2012 nell’ambito della costruzione di alcuni alloggi che un altro imprenditore stava realizzando a Porto Empedocle e Siculiana. Secondo gli inquirenti Gagliano, attraverso alcune fatture relative alla fornitura di calcestruzzo ritenute “gonfiate”, avrebbe imposto il “pizzo” al costruttore. I legali difensori hanno sostenuto che la ricostruzione contabile fosse infedele ottenendo dai giudici una perizia “per confrontare la quantità di calcestruzzo risultante dalle bolle di trasporto e relative fatture con quella risultante dal libretto delle misure”.
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