«Come ho preso il virus? Ho qualche sospetto ed ho avuto paura. Fatto il tampone, in meno di 24 ore è arrivato il responso, positivo al covid, racconta ad AgrigentoOggi.it Elio Desiderio, giornalista e fotoreporter. I sintomi: Non percepivo odori e sapori, il caffè sembrava acqua calda, per fortuna non mi hanno mai lasciato solo».
Solitamente quando si fa una intervista, ci si trova di fronte a persone che spesso sono lontane dal mondo della informazione ma questa volta è diverso, perché chi ha risposto alle mie domande è un uomo che da diversi decenni vive di giornalismo ed è una autorevole voce di un luogo dal quale partono notizie che interessano e condizionano molto la politica e la società, Lampedusa. Elio Desiderio, un giornalista che scrive da un trentennio per il quotidiano La Sicilia e da diversi anni anche per l’ansa ma Desiderio ha collaborato e collabora per molte altre testate; siti web, periodici, televisioni e radio. In periodo di covid per ovvie ragioni, ci avviciniamo a lui e lo intervistiamo tramite skype. L’intervista nasce perché Elio Desiderio ha vissuto con la sua famiglia il dramma di oggi e che tutti noi temiamo essendo risultato positivo al covid. Cosa è successo, raccontaci: “Sono venuto ad Agrigento da Lampedusa con la mia famiglia a bordo della nave Cossyra. Un viaggio fatto lo scorso mese come tanti altri a bordo di una nave che definire indecorosa è dire poco. Da anni chi viaggia con queste navi denuncia le condizioni igieniche sanitarie deplorevoli di questi traghetti che potrebbero e dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per il trasporto delle merci e non certamente per i passeggeri ma questo, non credo sia importante parlarne in questo momento. L’unica cosa che mi fa nascere un dubbio e per questo ho parlato delle condizioni igieniche sanitarie della nave è che se ho trovato una cuccetta sporca piena di polvere e macchie di dubbia natura al limite del possibile utilizzo mi sono chiesto: possibile che se non tolgono neanche la polvere stiano sanificando tutti gli ambienti per il covid? Comunque, vado avanti e cerco di mettere da parte dubbi e polemiche. A distanza di circa una settimana da questo viaggio, ho iniziato ad avere un problema. Non percepivo più odori e sapori. La sensazione che ho provato è stata al limite dell’allucinante; prova a immaginare che uno la mattina si rasa e poi, una volta messo il dopobarba, non sente l’odore del dopobarba è come spruzzarsi in faccia dell’acqua, solo acqua fresca e inodore ma poi, il caffè ad esempio, sembra acqua calda e niente più. Anche mia moglie aveva gli stessi sintomi. Chiamo subito il medico di famiglia che non posso non nominare per come si è impegnato ed è stato disponibile, Giovanni Musmeci. Il dottore mi fa una serie di domande ma mi dice anche che non essendoci febbre, non poteva segnalarmi per fare un tampone tramite l’asp. Non mi perdo d’animo e decido di fare un tampone a pagamento nell’unico laboratorio di analisi di Agrigento abilitato a fare tamponi; il laboratorio è anche attrezzato di drive in che si trova alla zona industriale di Agrigento. E’ chiaro che sin dal primo momento dei sintomi e del conseguente sospetto, ho evitato di incontrare chiunque amici e non mantenendo la distanza di sicurezza ovunque mi recassi. Fatto il tampone, in meno di 24 ore è arrivato il responso, positivo al covid. La gentilissima signora del laboratorio che me l’ha comunicato prima telefonicamente mi ha anche spiegato cosa avrei dovuto fare dal quel momento in poi. Comunico subito all’asp prima io e poi subito dopo lo fa il laboratorio di analisi la positività dei tamponi mio e di mia moglie e vengo chiamato telefonicamente da una assistente sanitaria, non so se fosse un medico, gentilissima, che mi spiega tutto quello che avrei dovuto evitare di fare da quel momento in poi. Ovviamente, quarantena in casa significa non potere uscire e oltre me, anche mia moglie e mio figlio che stranamente e meno male, è risultato negativo a ben due tamponi. Niente febbre, nessun problema alle vie respiratorie né altri problemi di sorta. Il saturimetro sempre a portata di mano usato quasi maniacalmente tutto il giorno ma ripeto, non ho avuto problemi con l’insorgenza di altri sintomi da covid. I giorni sono passati ovviamente molto lentamente e ogni mattina, ho ricevuto una chiamata dall’asp che tramite un efficiente risponditore automatico, mi faceva domande sul mio stato di salute. Anche il medico di famiglia mi ha chiamato diverse volte dandomi consigli per come mi sarei dovuto regolare”. Quindi possiamo dire che ad Agrigento se uno rimane a casa in quarantena non corre il rischio di essere dimenticato da tutti come invece si sente dire spesso. “No, assolutamente, anzi. Anche i vigili urbani di Agrigento mi hanno contattato e risposto puntualmente e costantemente tramite email ma anche telefonicamente, sia quando mi hanno notificato la positività del tampone che per il successivo esito negativo. Io credo, che sia giusto rilevare le defezioni quando avvengono, ma abbiamo l’obbligo morale e civile di evidenziare le positività, la cortesia e la professionalità delle persone e delle strutture pubbliche quando ci sono le condizioni. Anche gli operatori sanitari che sono venuti a casa a farci i tamponi, sono stati molto efficienti e soprattutto gentili. C’è stato anche qualche momento esilarante ovviamente perché ad esempio, vivere in un condominio significa avere tutti gli occhi puntati addosso e quando i miei vicini vedevano arrivare la macchina con a bordo gli omini bianchi con le visiere abbassate era motivo di curiosità e ovviamente, tutti con una scusa qualsiasi, si affacciavano per guardare, della serie tutti a stendere i panni nello stesso momento”. E i tamponi, sono venuti a casa a farli regolarmente? “Si, per il primo tampone a casa mia è arrivata una dottoressa o comunque una assistente sanitaria molto giovane e la seconda volta un giovane che mi ha raccontato di avere lavorato per diversi mesi a Lampedusa per conto di una unità sanitaria che annoverava fra le proprie fila dei volontari. Ecco, vedendo all’opera questi giovani, mi sono sentito rassicurato dalla loro professionalità, dalla loro chiara voglia di lavorare e dalla loro evidente voglia di fare bene”. Quindi l’incubo del covid se vissuto con serenità e calma non è proprio un tormento. “Beh, cosa dire, la paura ovviamente te la senti per tutto il periodo; rimani attaccato alla tv e al computer per cercare di sapere tutto quello che puoi e che succede, cerchi di capire in tutti i modi cosa accade alle persone risultate positive come te e contatti gli amici che conosci anche loro positivi”. Ma il contagio come potrebbe essere avvenuto. “Io non so se sono rimasto infettato a bordo di quella benedetta nave ma certamente, a distanza di neanche di una settimana l’hanno fermata per diversi giorni perché qualcuno del personale della Cossyra è risultato positivo. Purtroppo, entrambe le navi che collegano Lampedusa e Linosa con Porto Empedocle, spesso trasportano anche centinaia di migranti e se non si fanno sanificazioni continue e io non so se vengono eseguite regolarmente, possono nascere problemi ma attenzione a dire certe cose, oggi bisogna fare molta attenzione perché ci vuole poco e si viene accusati di essere razzisti. Quello che trovo allucinante, comunque, sono le condizioni nelle quali sono stati costretti a lavorare le forze dell’ordine; uomini e donne che accompagnano questi disperati da quando li trovano in mare per poi accompagnarli su queste navi ma sono a rischio anche gli operatori che lavorano nei centrI di accoglienza. Questo dei migranti è un problema serio e pericoloso, personalmente l’ho sempre sottolineato nei miei articoli ma la situazione è molto articolata e difficile e spesso veramente fuori controllo. Forse, non sta succedendo niente di grave e meno male, solo perché il covid non sta risultando essere così pericoloso come si crede”. Ma tornando al punto del servizio offerto dall’asp di Agrigento, secondo te, bisogna fare ancora qualcosa o va bene così. “E’ chiaro che tutto è migliorabile ma secondo me siamo su parametri di professionalità molto elevati, la speranza invece è che si possa tornare alla normalità in tempi brevi perché in questa fase siamo tutti troppo sotto pressione e non so fino a quando sarà possibile andare avanti mantenendo questi livelli. Agrigento è una città molto particolare e notoriamente, è un luogo dove si vive rispettando tempi diciamo abbastanza blandi ma quando poi nasce qualche problema, vengono fuori le eccellenze la professionalità e il saper fare degli agrigentini; coesi e laboriosi”. Domenico Vecchio