“L’inchiesta Vultur ha erroneamente indotto il Ministero dell’Interno alla formulazione di una proposta di incandidabilità nei confronti del Sindaco e del vice Sindaco di Camastra in carica nel 2018, rispettivamente Angelo Cascià e Vincenzo Urso. L’errore compiuto dal Ministero risiede nell’avere messo in relazione tale inchiesta e l’Amministrazione comunale. Tuttavia, risulta comprovato come non vi sia alcun nesso tra le due cose, e come l’Amministrazione Cascià abbia gestito in maniera brillante il Comune di Camastra”. Lo dice l’avvocato Girolamo Rubino, legale difensore dei due camastresi.
“Innanzitutto deve ricordarsi – continua il legale -, che è lo stesso decreto di scioglimento del Consiglio comunale ad avere chiarito che gli accertamenti compiuti dalla Prefettura non hanno “consentito di rilevare elementi da cui dedurre univocamente lo stato di infiltrazione”, e che pertanto non erano emerse situazioni di palese violazione della legge nella gestione della macchina burocratica comunale.
Pertanto, è lo stesso decreto a confermare l’insussistenza di punti di contatto tra la compagine che ha amministrato il Comune di Camastra e gli ambienti controindicati”.
“A ciò si aggiunge il fatto – spiega ancora -, che il Tribunale civile di Agrigento ha ampiamente accertato la radicale infondatezza di tutti gli elementi messi in evidenza dalla proposta di scioglimento del comune.
In particolare, facendo riferimento alle risultanze del processo Vultur, è emersa la totale insussistenza di qualsivoglia intervento da parte di ambienti controindicati nello svolgimento della campagna elettorale, nonché la correttezza e la piena legittimità dei procedimenti amministrativi condotti dall’Amministrazione comunale”.
“In particolare prosegue -, il Tribunale ha escluso qualsivoglia irregolarità nei procedimenti di volturazione delle concessioni cimiteriali, degli appalti per l’esecuzione di lavori pubblici, nelle autorizzazioni per gli esercizi commerciali, nelle nomine assessoriali e nei conferimenti di incarichi di consulenza.
Per di più, è emersa una ferma opposizione degli amministratori rispetto a soggetti o ambienti controindicati, nonché la inequivocabile distanza mantenuta dal Sindaco e dal Vice Sindaco allora in carica, che li ha portati a revocare assegnazioni di alloggi popolari nei confronti di soggetti controindicati, a promuovere iniziative ed eventi finalizzati alla diffusione della cultura della legalità, a ridurre drasticamente la spesa pubblica garantendo la solidità del bilancio comunale”.
“Peraltro – conclude -, il decreto emesso dal Tribunale civile di Agrigento è stato pienamente confermato dalla Corte d’Appello di Palermo, ed in entrambi i gradi di Giudizio il Ministero è stato condannato al pagamento delle spese di lite in favore di Cascià e Urso, che pertanto sono pienamente candidabili, e che proprio nelle aule giudiziarie hanno dimostrato di essere dei validi amministratori.
Ad analoghe considerazioni deve giungersi con riferimento alla posizione di tutti gli altri amministratori che hanno fatto parte della compagine amministrativa e che hanno dato il loro apporto ai fini del raggiungimento di tali importanti risultati, come peraltro confermato anche dalla Commissione straordinaria prefettizia insediatasi a seguito dello scioglimento, e che ha confermato come l’Amministrazione Cascià abbia operato nella piena legalità”.
Camastra, elezioni
“Le mie dichiarazioni partono dalla situazione fattuale di un Comune che è stato sciolto per mafia, quando a guidarlo allora erano gli stessi oggi ricandidatisi, dopo trenta mesi di commissariamento, ed ho espresso l’auspicio di un cambiamento nell’azione amministrativa.
Apprendo adesso della sentenza di primo grado del Tribunale di Agrigento che ha accertato la totale infondatezza degli addebiti mossi dal Ministero, dichiarando la piena regolarità dell’azione amministrativa svoltasi nel Comune di Camastra e dando il via libera alla nuova candidatura di Cascià ed Urso, dichiarando infondate tutte le contestazioni mosse dal Ministero. Decisione questa confermata anche in appello lo scorso luglio dando di fatto il via libera alla candidabilità di Angelo Cascià.
Mi dispiace di essere stata infelice e aver ingenerato un errore di valutazione collegando l’evento alle persone, e me ne scuso coi diretti interessati, il confronto certamente si farà ma sarà solo sul piano politico sul territorio, sarebbe ingeneroso da parte mia attribuire delle colpe o responsabilità che le citate sentenze hanno escluso.”
On. Giusi Savarino
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