Diocesi – in margine ai nuovi avvicendamenti pastorali
Sempre attesi ormai da più di un lustro, gli “avvicendamenti pastorali” ! da quando cioè la nostra Chiesa Agrigentina ha scelto l’orientamento della nomina “ad tempus” per tutti i presbiteri, specie o soprattutto se parroci.
E così anche quest’anno, anche se in numero decisamente inferiore e , ci pare, sensibilmente in ritardo rispetto agli anni precedenti, lo scorso 19 agosto la Curia ha ufficialmente comunicato i trasferimenti dei presbiteri che si sono resi necessari “per far fronte ai bisogni pastorali delle Comunità e valorizzare al meglio le persone dei ministri ordinati disponibili”.
Così scrive testualmente l’arcivescovo-metropolita don Franco, ringraziando “tutti i presbiteri interessati al cambiamento per la disponibilità dimostrata ad assumere un nuovo servizio e per il lavoro svolto nelle precedenti comunità, anche se a volte si tratta di situazioni scomode che pesano e chiedono rinunzie”.
Impossibile non cogliere, anche da questo solo passaggio, i miglioramenti in progress della comunicativa e la palpabile delicatezza con cui si affronta questa problematica, ritenuta da sempre molto sensibile non solo per i presbiteri interessati, ma anche ( e forse soprattutto!) per le stesse Comunità.
E ciò, anche se abbiamo il dovere di sottolineare che il pastore della Chiesa Agrigentina don Franco, ha sempre usato molto garbo, delicatezza e saggezza, non mancando mai di precisare che le decisioni erano richieste “dalle particolari situazioni di comunità o di presbiteri, nel contesto più ampio dei bisogni dell’Arcidiocesi”, a cui chi ha il mandato del servizio ha il dovere “di provvedere, avendo invocato la grazia del Signore, con l’aiuto di alcuni collaboratori”.
Un taglio ed un approccio comunque quello di quest’anno ancora decisamente migliori rispetto agli anni precedenti, di cui bisogna prendere atto, ringraziando lo Spirito ! in uno stile curiale chiaramente diverso e più indovinato, anche nell’impostazione della nota comunicativa, che fa riferimento ai servizi prestati ed a quelli che nel caso si aggiungono.
Riteniamo che punto di riferimento debba sempre essere il can. 522 del Codice di Diritto Canonico, che stabilisce come principio generale quello della stabilità per il parroco (“Parochus stabilitate gaudeat, oportet ideoque ad tempus indefinitum nominetur”, cioè il parroco goda della stabilità, e perciò venga nominato a tempo indeterminato), anche se nella Chiesa Agrigentina, opportunamente, anche per rispondere alle nuove esigenze dei tempi, si è scelto il criterio della nomina “ad tempus”, prevista pure nello stesso canone, però a certe condizioni, che consentono al Vescovo la nomina per un massimo di nove anni, secondo il deliberato della CEI.
Un meccanismo che nell’arcidiocesi agrigentina si è messo in moto anche quest’anno. E dobbiamo davvero ringraziare il Signore perché in questo settore di mobilità che, per tanti aspetti si rivela positivo, come in passato, anche quest’anno viene in genere favorevolmente accolto dal giovane clero, che è quello prevalentemente interessato, come pure dalle Comunità.
Diego Acquisto
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp