L’avvocato Pennica svela il tugurio di Mohamed, una testimonianza struggente di dignità nell’abbandono.
Nel cuore della vecchia Girgenti, tra le ombre del degrado e l’indifferenza della società, si cela una storia che grida silenziosamente attenzione. L’avvocato Salvatore Pennica ci apre le porte di un mondo nascosto, un tugurio che fino a poco tempo fa era la dimora di “Balahouane Mohamed”, un uomo la cui esistenza è stata segnata da una lotta silenziosa per la dignità.
Il tugurio di Mohamed è un affresco di abbandono, dove ogni angolo racconta la storia di una vita vissuta al limite. Un bagno che fungeva da cucina, una scala fatiscente che sembra cedere sotto il peso degli anni, e le pareti che rivelano le cicatrici di un’esistenza dimenticata. Le immagini registrate dall’avvocato Pennica non lasciano spazio all’immaginazione: la realtà è lì, cruda e ineludibile, e il cuore piange di fronte alle condizioni in cui Mohamed era costretto a vivere.
Mohamed, un uomo garbato e gentile, era un volto noto nella città di Agrigento. Nonostante i suoi problemi di salute, si adattava a svolgere piccoli lavori nelle case degli agrigentini più fortunati, lasciando sempre un’impressione di fiducia e simpatia. Con l’arte della muratura nelle mani, era capace di trasformare la disperazione in speranza, ristrutturando un muretto o costruendone uno nuovo con la stessa maestria.
Nonostante la sua situazione, Mohamed non chiedeva mai nulla a nessuno. La sua umiltà e la sua gentilezza lo rendevano una persona amata da tutti, un juventino fedele il cui idolo era Zinedine Zidane, il campione francese di origini algerine. Ma ora, Mohamed è scomparso, e la sua assenza pesa sul cuore della comunità.
La trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?” ha preso a cuore il caso di Mohamed, diffondendo la sua foto e invitando chiunque avesse informazioni a contattare le autorità. La sua storia è diventata un appello alla consapevolezza, un monito a non girare lo sguardo di fronte al disagio e alla sofferenza che troppo spesso rimangono invisibili. C’è da chiedersi se le politiche sociali non siano da rivedere.
Mohamed, un uomo che ha dedicato la sua vita al lavoro e alla gentilezza, merita di essere ricordato e cercato con la stessa dedizione che lui ha sempre mostrato. È tempo che la società si risvegli dall’indifferenza e riconosca il valore di ogni singola esistenza, perché la storia di Mohamed è la storia di tutti noi, un richiamo a non dimenticare mai l’umanità che ci unisce.


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