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Home » Valle dei Templi » Dalla polvere alla bellezza: il Cristo delle Forche “risorge” grazie al Parco Archeologico

Dalla polvere alla bellezza: il Cristo delle Forche “risorge” grazie al Parco Archeologico

Domenico Vecchio Di Domenico Vecchio
3 Agosto 2025
in Valle dei Templi, Editoriali
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Là dove un tempo si giocava a pallone, tra polvere e silenzi, tra antenne e vecchie cisterne, tra l’abbandono e il degrado, oggi fiorisce un nuovo giardino della cultura. È un’altra rinascita firmata dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, guidato dal direttore Roberto Sciarratta, che continua a restituire alla città di Agrigento spazi dimenticati, trasformandoli in luoghi vivi, suggestivi, accessibili.

Il recupero della chiesa del Cristo delle Forche, alle pendici della Rupe Atenea, è una pagina importante di questo racconto di bellezza e riscatto. Non solo un restauro architettonico, ma un intervento che ricuce la memoria collettiva: da luogo di sepoltura durante il colera del 1837 a nuova tappa di un cammino culturale e spirituale che collegherà il centro storico della città ai Templi, passando per la chiesa restaurata e il tempio di Demetra.

La cerimonia inaugurale, che ha visto la significativa presenza del prefetto Salvatore Caccamo, è stata anche un momento di riflessione sul valore identitario dei luoghi. “Questo è uno spazio che incanta – ha sottolineato – e che merita di essere vissuto e rispettato”. Un luogo panoramico, silenzioso, che guarda la città dall’alto e che adesso accoglierà una mostra permanente sui tesori del mare, facendo da ponte tra storia, fede e natura.

Un tempo rifugio per le auto delle “coppiette” in cerca di intimità, oggi il Cristo delle Forche si trasforma in un presidio culturale. Non è la prima, e non sarà l’ultima operazione di questo tipo: Sciarratta e il suo team hanno ormai tracciato una rotta precisa, quella di una città che si prende cura della propria bellezza nascosta, che restituisce dignità a ciò che sembrava perduto.

L’eco di questa rinascita non è solo architettonico, ma sociale: è un invito a riabitare i luoghi con rispetto, a pensare a nuove forme di turismo sostenibile, a riannodare i fili di una storia millenaria che continua a scrivere nuove pagine. Ed è anche, in fondo, una lezione di speranza: Agrigento può cambiare, se cambia lo sguardo.

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