I tempi della burocrazia, delle delle procedure giudiziarie e dell’accertamento delle responsabilità si scontrano ancora una volta con quelli della città, che attende risposte sul crollo del muro dell’ex ospedale di via Atenea, destinato a diventare, chissà quando, sede universitaria.
Il gip del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha affidato questa mattina l’incarico all’ingegnere Vincenzo Ragusa di condurre l’accertamento tecnico nell’ambito dell’incidente probatorio. La relazione finale sarà depositata fra quattro mesi, allungando inevitabilmente i tempi dell’inchiesta. Il procedimento riguarda 9 indagati, tra cui il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, oltre a tecnici e progettisti coinvolti nel progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell’edificio. Le ipotesi di reato contestate sono: crollo di costruzioni o altri disastri dolosi e delitti colposi di danno.
I sopralluoghi prenderanno il via la prossima settimana, mentre il 19 novembre Ragusa riferirà in aula. La Procura, rappresentata dal procuratore Giovanni Di Leo e dalla sostituta Annalisa Failla, così come la difesa, hanno nominato consulenti di parte per seguire da vicino le operazioni. Il perito dovrà stabilire le cause del cedimento, con particolare attenzione a possibili condotte negligenti, imprudenti o imperite da parte di progettisti, direttori dei lavori, responsabili del procedimento o altri soggetti coinvolti a vario titolo.
Dovrà inoltre individuare interventi urgenti di messa in sicurezza, con la redazione di un progetto tecnico per evitare nuovi cedimenti. Secondo le prime ipotesi, la pista privilegiata sarebbe quella dell’errore umano, legato allo sbancamento per la collocazione delle vasche idriche. Cinque le persone offese, residenti o proprietari di immobili nelle vicinanze, tra via Salita Madonna degli Angeli e Vicolo Ospedale dei Cavalieri di Malta. Nel frattempo, l’edificio resta chiuso, e con esso si allontana l’idea – almeno per ora – di vedere l’Università nel cuore del centro storico.
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