Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Secondo la rilevazione, realizzata dall’Istituto Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani, il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente: sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi, avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze “sotto l’ombrellone” nei due mesi dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto. Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce “viaggi e tempo libero” di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali. Una successiva domanda dell’indagine demoscopica è stata rivolta, infine, a comprendere quali potrebbero essere le destinazioni regionali maggiormente penalizzate dall’effetto Coronavirus. Al fine di ottenere una lettura più agevolata e confrontabile dei dati rilevati, le destinazioni regionali sono state suddivise in tre cluster in relazione al loro differente peso del livello di rinuncia manifestato dal campione. E così, nella cosiddetta “zona rossa” sono state collocate le realtà regionali che risulterebbero più penalizzate dalle dichiarazioni di cancellazione delle vacanze da parte degli italiani. Nella “zona arancione” sono stati inclusi i territori che presentano un livello intermedio; e, infine, a far parte della “zona gialla” risultano quelle aree caratterizzate da un “tasso di rinuncia” meno rilevante rispetto alle precedenti, ma comunque non privo di preoccupanti ripercussioni sui sistemi turistici locali. In questo contesto metodologico, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana,Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. Nella “zona arancione” troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna. A collocarsi nella “zona gialla”, infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.