E’ accusato di aver costretto la moglie, marocchina, di 32 anni più giovane, a fare sesso nelle ore del giorno durante il Ramadan, facendole violare le regole del suo credo religioso. Con questa accusa, fra le altre, un medico di Agrigento di 66 anni, è finito a processo, con le accuse di violenza sessuale, lesioni aggravate, porto ingiustificato di arma fuori dalla propria abitazione e maltrattamenti con l’aggravante dell’odio razziale.
La donna alla prima udienza si è costituita parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Laura Lo Presti. Costituzione di parte civile ammessa dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara.
Il legale difensore dell’imputato, l’avvocato Fabio Inglima Modica, chiedeva il non accoglimento della richiesta della donna, sostenendo quanto messo per iscritto dai giudici della sezione misure di prevenzione, che nei giorni scorsi, hanno rigettato la richiesta di Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza a carico del medico, perchè nel frattempo fra i due coniugi vi sarebbe stata una rappacificazione. L’approfondimento dibattimentale è stato fissato per il 16 febbraio prossimo.
Il medico avrebbe ripetutamente maltrattato la donna, e in particolare, secondo quanto ipotizzato dal pubblico ministero Elenia Manno, titolare dell’inchiesta, l’avrebbe denigrata e minacciata, aggredendola fisicamente e “costringendola a rinunciare ai riti della propria religione islamica, continuamente da lui denigrata”.
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