Emergenza Coronavirus all’Ospedale San Giovanni di Dio per una donna infetta. E’ stata ricoverata e operata in Cardiologia per l’istallazione di un pacemaker. Ora lei è stata trasferita a Caltanissetta, ma il reparto è finito al centro dell’attenzione per le possibilità di un contagio. Per fare il punto della situazione abbiamo sentito direttamente il primario del reparto, dott. Giuseppe Caramanno.
Dottore Caramanno, il Coronavirus alla fine è arrivato anche al San Giovanni di Dio…
“Era inevitabile e succederà altre volte. E siccome questa cosa accadrà ancora, dobbiamo essere pronti. Noi siamo stati bravi in 12 ore a sistemare tutto“.
- Sappiamo che quattro sanitari del suo reparto che hanno avuto a che fare con la donna sono stati coinvolti, due medici e due infermieri. Gli è stato fatto il tampone. Quando si conoscerà l’esito?
“Spero presto e che l’esito dei tamponi sia negativo. Se sarà così il personale che ha avuto contatto stretto con la paziente potrà tornare subito a lavorare. Ritengo comunque scandaloso che bisogna aspettare tanto per i tamponi. Inammissibile che un istituto universitario non lavori in h12. La sera chiudono come un normale negozio e devono esaminare tutti i tamponi provenienti da tutta la Sicilia occidentale, ovvero Agrigento, Trapani e Palermo. Gestiscono 300 tamponi al giorno.
- Cardiologia ha ripreso a funzionare a regime?
“Il reparto funziona come prima e sono assicurate le urgenze. Gli agrigentini possono stare tranquilli. La situazione è sotto controllo. Due ditte hanno eseguito la sanificazione dell’area. Abbiamo spostato in un ala del reparto alcuni pazienti, sanificato tutto e dopo circa mezzora li abbiamo riportati indietro”
- Si parlava di un reparto per i malati di Covid-19…
“A quanto pare saranno previsti dieci posti covid. Ma al momento non ci sono ne qui e nemmeno in provincia. A noi è capitato di aver dovuto tenere la paziente fino alle 10 di questa mattina in reparto da noi”.
- Ma c’è lo spazio dove realizzare questi dieci posti Covid?
“I locali ci sono, ma dipende dalla burocrazia”.
- Sono stati giorni molto complicati quelli appena passati per lei e i suoi collaboratori…
“Siamo medici, siamo abituati a gestire l’emotività”.
- Non avete paura di venire contagiati?
“Abbiamo le mascherine chirurgiche e ora dobbiamo indossare tuta guanti e visiera”.
- Teme che la situazione possa precipitare nei prossimi giorni?
“Non sono un esperto di Covid, ma il caso della scorsa notte dimostra che il rientro della gente arrivata dal Nord Italia può generare emergenze. Ci aspettiamo un picco, non è da escludere. L’attività ospedaliera al momento è dimezzata. Prima facevamo 20, 30 consulenze solo la notte, adesso 5 o 6. Molta gente ha paura a venire in ospedale. Si è passato da un eccesso ad un altro. Adesso viene soltanto chi non può farne a meno”.
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