I demografi certificano per l’Italia un “eccesso di mortalità”. “Sul campo sono rimaste a tutt’oggi 37.000 vite” anche se “solo studi medici e epidemiologici più accurati potranno dire quanti dei morti che risultano a noi sono addebitabili al Covid” afferma il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo in una intervista a La Verità. “Sulla mortalità le evidenze sono di due tipi – sottolinea -. La prima sono i casi che vengono presentati come decessi per Covid. La seconda i numeri assoluti su tutti i decessi.
Ovviamente: alcuni sono legati indirettamente all’epidemia. Ad esempio un infarto non curato, nel pieno della crisi ospedaliera. Tuttavia sui numeri assoluti non c’è da discutere”. Precisa quindi che “in alcune realtà c’è stato un aumento importante. In altre – penso a Palermo, Agrigento, Roma – addirittura in diminuzione” e ciò perché “nel bimestre gennaio-febbraio si era partiti bene. Abbiamo registrato su base nazionale circa 10.000 morti in meno rispetto agli stessi mesi nel quinquennio 2015-2019. Una tendenza positiva” e poi, con il Covid-19, “il bilancio complessivo dal 1° gennaio al 15 maggio 2020 è diventato di circa 40.000 morti in più. Per essere precisi: considerando un insieme di 7.300 comuni – che coprono la quasi totalità del territorio nazionale – si contano 38.000 decessi in più al Nord, 200 in meno al centro e 1.000 in meno nel mezzogiorno”.
Interrogato sulla mappa del contagio poi precisa che “la presenza di un eccesso di mortalità è localizzata soprattutto in un ristretto gruppo di province: Cremona, Bergamo, Piacenza, Lodi, Brescia, Parma, Pavia, Lecco, Biella e Alessandra”, “in molti comuni di queste province la variazione è stata tale da dar luogo in molti casi al raddoppio dei decessi. Dati impressionanti, anche perché abbiamo una certezza: i morti da noi non vengono certamente nascosti”.