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La vera Corleone tra vigne e riscatto

Domenico Vecchio Di Domenico Vecchio
9 Luglio 2025
in top2, Buone Notizie (gusto e bontà)
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Il gusto del riscatto: il vino di Corleone conquista i mercati con un’anima pulita

CORLEONE – C’è una strada che conduce al cuore della campagna siciliana. Sale tra curve dolci e alture verdeggianti, affacciata su campi di grano e paglia, una terra antica, operosa, agricola. È Corleone, al centro dell’isola, incastonata tra Palermo e Agrigento. Distante solo 55 chilometri da entrambi i capoluoghi, ma collegata da percorsi lenti, in cui il tempo sembra restituire valore a ciò che davvero conta: la cura della terra, la pazienza delle stagioni, il lavoro silenzioso delle mani.

In tutto il mondo, il nome evoca scenari oscuri: la mafia, “Il Padrino”, Totò Riina, Provenzano. Ma Corleone, oggi, prova a liberarsi da questo fardello, e lo fa con credibilità, attraverso la forza della sua terra, della sua agricoltura e del suo vino. Una sfida culturale e identitaria che parte dalle campagne, passa dalle colline vitate e arriva fino a Borgo Schirò, una delle più affascinanti città rurali della Sicilia, oggi in corso di valorizzazione.

È qui che, nel 1892, Giuseppe Pollara fonda quello che diventerà il simbolo del riscatto agricolo del territorio: la Cantina Principe di Corleone. Oggi, a più di un secolo di distanza, l’azienda è un esempio di family business moderno e sostenibile, capace di raccontare la Sicilia autentica con i suoi vini, presenti nei migliori mercati internazionali.

La svolta arriva negli anni Ottanta, con la nascita dell’IVICOR (Industria Vitivinicola Corleonese), che trasforma l’azienda in un punto di riferimento per centinaia di viticoltori locali. Nel 2004, prende forma il marchio Principe di Corleone, tributo a un’antica proprietà terriera e al valore simbolico della rinascita. Oggi, con 200 ettari di vigneti (60 di proprietà), l’azienda produce vini DOC Monreale, valorizzando vitigni autoctoni come Nero d’Avola, Catarratto, Grillo, Inzolia, ma anche internazionali come Syrah, Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot.

Il legame con il territorio è profondo: Corleone non è solo cronaca e cinema, ma memoria agricola, resilienza e paesaggio. Dai faldoni del maxiprocesso custoditi in città, alla strada che oggi porta il nome della cattura di Provenzano, Corleone ha voltato pagina. E la famiglia Pollara, con le nuove generazioni – Leoluca, Pietro, Vincenzo, Lea – è tra gli artefici di questa trasformazione, portando avanti la missione aziendale: produrre vini di qualità che rispettino la terra e la comunità rurale.

Dal monitoraggio agronomico di precisione al regime biologico certificato, passando per l’adesione al programma SOStain Sicilia, Principe di Corleone è oggi un modello di agricoltura avanzata e sostenibile. La cantina offre esperienze di enoturismo autentico, con degustazioni, visite nei vigneti e racconti che fanno scoprire una Corleone diversa: vera, operosa, ospitale.

Il Borgo Schirò, a pochi metri dall’azienda, è un altro pezzo di storia: nato negli anni ’30 in pieno regime fascista, per accogliere gli agricoltori, oggi è una delle mete più suggestive del turismo rurale siciliano, pronto a rinascere grazie all’impegno della famiglia.

Corleone è ancora simbolo. Ma di un’altra Sicilia, fatta di cultura contadina, di produzioni di eccellenza, di comunità che non rinnegano il passato ma scelgono di raccontarlo con orgoglio, attraverso la fatica e la bellezza del lavoro nei campi.
Un viaggio tra vino, natura e memoria, che merita di essere fatto.
Per scoprire una verità che non si vede nei film: la Sicilia vera non ha bisogno di stereotipi, le basta essere se stessa.

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