Non si placa la “guerra” dell’università di Agrigento. A pagare le conseguenze sono gli studenti contro i quali è in atto un attacco senza precedenti: Quelli che non riescono a laurearsi perché non possono affrontare spese per andare altrove. Quelli che hanno visto i loro corsi di studi cancellati o trasferiti senza preavviso.
La Camera di Commercio diserta l’assemblea.
In questo contesto appare paradossale che dopo gli annunci delle settimane scorse, l’assemblea dei soci convocata per ieri (17 gennaio 2019) sia saltata a causa dell’assenza dei rappresentanti della Camera di Commercio. Tutto è stato rinviato al prossimo 22 gennaio.
Il rischio è che Palermo possa svincolarsi dagli impegni presi.
Un atteggiamento che non solo va contro Agrigento e la sua università ma alimenta, come giustamente riportato da un quotidiano regionale, la paura che la macchina si possa inceppare all’ultimo momento. Appena qualche settimana fa Palermo aveva annunciato, formalizzando accordi, il tanto atteso rilancio del polo universitario di via Quartararo con l’arrivo di nuovi corsi di laurea.
Attese le dimissioni di Pietro Busetta
Nella mattinata di ieri però, dopo tantissimi, troppi rinvii e mancanza del numero legale, si sarebbe dovuta riunire la compagine societaria del Cua finalmente ristabilita nella propria interezza. A mancare era un rappresentante della Camera di commercio. Atteso il nuovo statuto e le dimissioni dell’attuale presidente del Consorzio universitario, Pietro Busetta.
A Palermo mancano le garanzie
Della convocazione era stato informato anche il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari. La riunione era utile per modificare lo statuto e per prevedere una diversa distribuzione dei posti di governo: la nuova normativa sui Consorzi che prevede una governance con un presidente che sarà nominato dalla Regione, un Consigliere nominato dall’Università di riferimento, cioè quella che avrà il numero maggiore dei corsi ed un rappresentante eletto dai territori con una nomina che prevede una elezione “pesata” in base ai contributi dati. Una “garanzia” per Palermo, che avendo potere sulla struttura di comando e copertura delle risorse, si è già detta pronta a riaprire in città tre corsi di Laurea per l’anno accademico 2020/2021.
Il 31 gennaio scade il termine per la formalizzazione dell’offerta accademica.
Nell’immaginario collettivo, dopo l’ennesima figuraccia di ieri, rimane indubbiamente, l’interesse da parte dei vari esponenti politici di accaparrarsi posti e potere. Una “guerra” di poltrone che un pò come avviene per la sanità, non tiene conto di motivazioni economiche e ideologiche. Secondo i criteri di ripartizione le università ricevono i soldi anche in base al numero di iscritti in corso. Ad Agrigento però negli ultimi anni è stata fatta terra bruciata ed in molti sono emigrati a studiare altrove. I finanziamenti aggiuntivi che in misura minore alimentano i bilanci universitari, rischiano di saltare ancora, per colpa di una politica becera che va contro gli interessi della collettività. Considerato che il 31 gennaio scade il termine per la formalizzazione dell’offerta accademica, pare ovvio che molti esponenti politici siano chiamati ad un grande atto di responsabilità.