Riconosciuti responsabili di avere minacciato di morte due coniugi agrigentini con lo scopo di fargli abbandonare l’abitazione in cui vivono per impossessarsi dell’immobile. Inflitti 2 anni di reclusione ciascuno a Giuseppe Casà, 29 anni e Samuel Pio Donzì, 25 anni, entrambi agrigentini. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato. I pubblici ministeri Alessia Battaglia e Gaspare Bentivegna, avevano chiesto la condanna a sei anni di reclusione.
Il giudice ha riqualificato il reato di estorsione in minacce mentre per i danneggiamenti è stato disposto il non luogo a procedere poiché le querele erano state ritirate. Un terzo imputato, Gabriele Minio, 37 anni, sarà giudicato separatamente. Per lui la prima udienza del dibattimento è stata fissata per il 6 ottobre davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento.
I tre erano stati arrestati (poi rimessi in libertà) dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento nel mese di giugno dell’anno scorso. La vicenda ruota attorno ad un appartamento a Raffadali abitato da due coniugi e dai figli minorenni. Minio, vicino di casa della coppia, avrebbe voluto impossessarsene. Marito e moglie, nel giro di poche settimane, sarebbero stati insultati e ripetutamente minacciati. Tutti gli imputati sono stati coinvolti, con accuse diverse, nell’inchiesta antimafia che, fra dicembre e gennaio, avrebbe disarticolato le famiglie mafiose di Villaseta e Porto Empedocle.
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