La mafia continua a fare soldi “facili” con il racket delle estorsioni, il traffico di sostanze stupefacenti, e il controllo del gioco d’azzardo. Emerge questo, e tanto altro, nella relazione semestrale (primo semestre del 2019) della Dia per la provincia di Agrigento, presentata nei giorni scorsi in Parlamento. Il responsabile della Dia agrigentina, il vice questore Roberto Cilona, ha tracciato un’analisi del fenomeno mafioso nella nostra provincia.
“Stiamo parlando del primo semestre 2019. Semestre condizionato dalle operazioni “Kerkent” e “Assedio”, e ci viene restituito un contesto particolare. Salta agli occhi come il contrasto è avvenuto nei confronti di soggetti, che avevano terminato di scontare delle condanne per mafia, quindi, sono immediatamente ritornati in attività criminale, di tipo operativo. Questo è un dato importante perché, ci fa comprendere come la leadership, all’interno delle consorterie mafiose, è essenziale. Per cui la criminalità mafiosa ha bisogno di un capo, e nel momento in cui lo stesso, torna alla vita civile, dopo aver scontato la pena, viene cercato o esso stesso da la sua disponibilità per avviare ciò, che sa fare meglio, ovvero riprendere l’attività di tipo criminale”.
“In tanti ambiti di natura economica, la mafia è molto forte, e trova linfa vitale e liquidità attraverso, appunto, il mercato degli stupefacenti, le estorsioni, e dell’usura, e dei giochi clandestini. In realtà, quello del gioco, non è una novità, se noi pensiamo alle mafie anche oltre Oceano, l’imposizione di slot machine, e più in generale, tutti gli aspetti relativi ai giochi illeciti erano il loro business principale. Quando in un contesto si ha la necessità di liquidità non si disdegna nessun mercato illegale, e soprattutto quel mercato borderline, caratterizzato dai giochi e dalle scommesse, che sono parallele a quelle lecite, in cui non risulta agevole trovare la prova dell’illiceità dell’attività. Sono mercati che ingenerano ‘montagne’ di liquidità, che confluisce nelle casse delle consorterie di tipo mafioso”.
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