Cercasi presidente … quasi disperatamente, il giorno dopo le dimissioni indotte, del presidente della Fondazione per “Agrigento Capitale 2025”, il professore universitario nonché economista Giacomo Minio. Il telefonino di quest’ultimo da molte ore continua a squillare a vuoto. Il sindaco Miccichè si limita a far sapere “di non avere nulla da dichiarare in proposito” e alla domanda se si sente “schiacciato” dalla decisione politica, risponde “assolutamente no!”. Chi decide di rompere il silenzio, invece, è uno dei componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione, Giovanni Di Maida, politicamente in quota a Fratelli d’Italia. Proprio sui componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione in queste ore si sono rincorse voci su altre possibili imminenti dimissioni. Voci che Di Maida ha smentito categoricamente. “Non so gli altri, ma io, personalmente non mi dimetto – dice. – Se qualcuno che sta più in alto, vuole, può revocare la mia nomina giustificandone il perché. Non ci dobbiamo dimenticare – continua – che la Fondazione non è una partecipata della Regione Siciliana e neppure del Ministero della Cultura e quindi giuridicamente non vi è altra scelta se non la revoca motivata”. Sul piano politico Giovanni Di Maida non intende entrare nel merito della decisione anche se non nasconde un certo disappunto per le dimissioni, per motivi che nulla hanno a che vedere con l’operato della Fondazione. Sono cinque in tutto i componenti del Cda della Fondazione per Agrigento capitale 2025 che a suo tempo vennero nominati dal sindaco Miccichè. Oltre a Di Maida siedono nel Consiglio di Amministrazione tre avvocati agrigentini, Vincenza Gaziano, presidente dell’Ordine provinciale degli Avvocati; Giuseppe Viola e Salvatore Palillo. Un quarto avvocato, Antonio Maria Cremona dopo la nomina venne poi sostituito dal medico dermatologo Giuseppe Ferro. I restanti due componenti del Cda sono l’avvocato Lucio Geraci nominato direttamente dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani e Giovanni Fragapane indicato dal sindaco di Lampedusa il cui Comune è socio fondante. “Quella del sindaco di Agrigento – sostiene Nenè Mangiacavallo, ex sottosegretario, ex presidente del Consorzio Universitario e a capo del progetto Agrigento 2025 fino al successo e in seguito “defenestrato” – è stata una pesante ingerenza nei confronti di un ente autonomo, la Fondazione, che pur avendo come socio il Comune di Agrigento non è soggetto a condizionamenti o imposizioni di carattere politico, o per meglio dire, partitico. Il presidente Minio – continua Mangiacavallo – non doveva consegnare le dimissioni al sindaco, ma presentarsi al cospetto del Cda della Fondazione, quello che lo ha eletto e, principalmente avrebbe dovuto concordarle con l’ente che lo ha scelto per rappresentarlo, cioè il Consorzio universitario Empedocle”. A Mangiacavallo fa eco l’ex deputato Calogero Pumilia recentemente dimessosi da presidente della “Fondazione Orestiadi” e coordinatore di alcuni progetti d’arte con le “Fabbriche” per “Agrigento 2025” in polemica con l’organizzazione: “Con le dimissioni indotte, il professore Minio non può diventare il capro espiatorio della lunga serie di errori, di scontri inutili e di ritardi ingiustificabili che non appartengono tanto alla Fondazione da lui presieduta. Questa scelta, con la quale di fatto la Regione toglie anche formalmente dalla responsabilità delle istituzioni locali la gestione dell’evento «capitale della cultura» – conclude Pumilia – potrebbe tuttavia aprire un capitolo nuovo per tentare di non sprecare del tutto una straordinaria occasione: comincia infatti una fase nella quale servirebbero la concordia e il reale coinvolgimento di tutte le forze locali”.
LORENZO ROSSO
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