“Accendo nuovamente i riflettori sulla vicenda Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione Italiana Testimoni di Giustizia, il quale è stato vittima un’altra volta dei limiti del sistema che dovrebbe occuparsi dei testimoni. Stavolta a bussare alla porta di Ignazio Cutrò è stato ‘il postino’ di Sicilia Riscossione, chiedendogli ben 39 mila euro di tasse, debiti che lo stesso ha contratto per avere denunciato i suoi aguzzini. A Ignazio, oltre a testimoniare il mio sostegno, auguro che la questione si risolva positivamente e al più presto”.Lo ha scritto su Facebook Piera Aiello, testimone di giustizia e oggi deputata del Movimento 5 stelle, componente della commissione parlamentare d’inchiesta Antimafia.Sulla vicenda di Cutrò è intervenuto ieri anche il deputato del Movimento 5 stelle Filippo Perconti, di Bivona: “Il testimone di giustizia Ignazio Cutrò, che da anni denuncia il racket delle estorsioni, ha ricevuto una cartella esattoriale da oltre 39 mila euro, da pagare entro 30 giorni, pena l’iscrizione d’ipoteca sui beni immobili. Soldi richiesti da Inps, Inail e Agenzie dell’Entrate che dovevano essere bloccati per legge dalla prefettura, visto che il debitore è un testimone di giustizia, preso di mira dalle cosche mafiose. A causa di una spirale di ritardi burocratici, le cartelle non sono state bloccate. Dopo essersi ribellato al pizzo, adesso lo Stato deve fare il proprio dovere: presenterò tutti gli atti necessari per bloccare questa ingiustizia. È necessario fare capire agli imprenditori che si può sopravvivere anche denunciando il pizzo, che testimoniando si può continuare a lavorare senza fallire”.