Le investigazioni, avviate nel giugno del 2023 e coordinate dalla Direzione distrettuale di Palermo, sono scaturite dalla denuncia di un altro cittadino somalo arrivato clandestinamente a Lampedusa il 9 giugno 2023, il quale rivelava il ruolo dell’indagato nell’associazione, quale carceriere e torturatore all’interno di una safe house nella località libica di Bani Walid, con l’incarico di mantenere l’ordine e le direttive impartite dai trafficanti libici anche con violenza ovvero attraverso percosse e torture inferte per indurre i familiari dei migranti somali a versare somme di denaro, come prezzo preteso per la liberazione e la successiva traversata in mare. La polizia di Stato ha arrestato un cittadino somalo di 29 anni in Germania su mandato d’arresto europeo.
L’operazione si è svolta ieri nell’area di Zweibruecken (Germania), grazie al lavoro in particolare del Servizio centrale operativo, della Sisco e della squadra mobile di Palermo, che ha eseguito, insieme all’omologo Organismo di polizia tedesco, un mandato d’arresto europeo, conseguente a una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Palermo. L’indagato è ritenuto responsabile dei reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale dedita alla realizzazione di numerosi delitti contro la persona, tra cui omicidio, tortura, sequestro di persone, oltre a numerosi altri soggetti allo stato non identificati, condotte queste finalizzate alla realizzazione del trasferimento illegale di numerosi stranieri nello Stato italiano.
Lo stesso indagato è indicato quale autore dell’omicidio di un minore di nazionalità somala, accoltellato alla gola poichè ribellatosi al tentativo di violenza sessuale che l’indagato intendeva filmare per indurre i familiari a versare denaro per la sua liberazione. Gli investigatori hanno trovato pieno riscontro nelle testimonianze di altri migranti somali ristretti nel medesimo campo di prigionia, i quali hanno fornito ulteriori elementi probatori in relazione alle responsabilità penali dell’indagato quale autore di atroci violenze nei loro confronti, riconoscendone anche l’effige che ne ritraeva il volto.

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