Fine anno in Prefettura: legalità, territorio e istituzioni al centro del bilancio del prefetto Caccamo
Un bilancio ampio, articolato e senza sconti quello tracciato dal prefetto di Salvatore Caccamo nel corso della conferenza stampa di fine anno, che ha passato in rassegna le principali azioni messe in campo nel 2025 sul territorio della provincia di Agrigento, con un filo conduttore chiaro: prevenzione, legalità e sostegno concreto alle amministrazioni locali.
Tra i risultati più significativi, il prefetto ha evidenziato la rinascita del Consorzio Sviluppo e Legalità, tornato a svolgere un ruolo centrale nella gestione dei beni confiscati e nella capacità di intercettare finanziamenti. Agrigento è tra i territori che hanno ottenuto un numero rilevante di beni sequestrati, in particolare nella zona del Villaggio Mosè, che saranno destinati ad associazioni del territorio come sedi sociali. Tra queste, realtà che operano a favore di persone autistiche e sordo-mute, con oltre 200 associati, oltre a iniziative analoghe nei comuni di Favara, Naro, Cammarata e Casteltermini.
Sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, Caccamo ha ribadito il ruolo strategico del Gruppo interforze antimafia attivo in Prefettura e annunciato, per il 2025, la sottoscrizione di un protocollo con la DDA di Palermo, che consentirà di rafforzare le attività istruttorie nei confronti delle aziende condizionate da famiglie mafiose, con l’adozione di importanti provvedimenti nel nuovo anno.
Centrale, nel racconto del prefetto, il rapporto diretto e costante con i sindaci, definito «proficuo e indispensabile», soprattutto all’interno del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ha permesso agli amministratori locali di rappresentare criticità, esigenze e capacità operative. Particolare attenzione è stata riservata ai sindaci destinatari di atti intimidatori, per i quali sono state adottate misure di protezione e un accompagnamento istituzionale continuo, anche attraverso riunioni svolte direttamente nei municipi.
Ampio spazio è stato dedicato al fenomeno della cosiddetta “mafia dei pascoli” e agli atti di danneggiamento subiti da imprenditori agricoli sani: tagli di viti, incendi, recinzioni distrutte, azioni che compromettono intere attività economiche. In risposta, la Prefettura ha predisposto servizi straordinari di controllo del territorio, coinvolgendo forze di polizia, reparti speciali, unità cinofile e Guardia di Finanza, oltre a operazioni ad alto impatto nei comuni più sensibili.
Non è mancato il riferimento al sostegno in ambito di protezione civile, con particolare riguardo alla campagna antincendio, al coordinamento dei soccorsi e al contributo dell’Aeronautica Militare nelle operazioni di spegnimento, così come all’intervento su eventi critici che hanno colpito alcune comunità, come nel caso di Favara.
Sul versante delle emergenze idriche, il prefetto ha ricordato le numerose riunioni convocate per affrontare i disagi legati ai turni di erogazione e alle carenze infrastrutturali, sia per l’uso civile sia per il comparto agricolo, con il coinvolgimento di gestori, autorità di bacino e consorzi di bonifica. Un dialogo che ha visto sedere al tavolo anche comitati civici e realtà sociali, come il Cartello Sociale, contribuendo all’elaborazione di proposte poi portate all’attenzione della cabina di regia regionale.
Importante anche il capitolo PNRR, rispetto al quale la Prefettura ha svolto un ruolo di cabina di regia e supporto ai Comuni, soprattutto per superare difficoltà gestionali e rispettare le tempistiche. Particolare orgoglio è stato espresso per i 22 progetti finanziati sul patrimonio del Fondo Edifici di Culto (FEC), con cantieri già avviati e conclusione dei lavori prevista entro giugno 2026: interventi che, secondo Caccamo, rappresentano un investimento strategico per la valorizzazione culturale e turistica della provincia.
Nel corso dell’anno si sono tenute oltre 50 riunioni prefettizie, anche per il coordinamento di eventi di rilievo nazionale e locale: dalla tappa dell’Amerigo Vespucci al passaggio della fiamma olimpica, dalle principali manifestazioni religiose e popolari fino al programma di Agrigento Capitale della Cultura, con un’attenzione costante alle misure di sicurezza e prevenzione.
Infine, il prefetto ha richiamato l’impegno sul fenomeno migratorio, ancora presente nonostante una minore esposizione mediatica, sottolineando la gestione coordinata degli sbarchi, l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e il sostegno ai familiari delle vittime dei naufragi, in un’ottica di dignità e umanità che, ha ribadito, «continua a caratterizzare questo territorio».
Un bilancio che restituisce l’immagine di una Prefettura fortemente presente, orientata al dialogo istituzionale e alla tenuta democratica del territorio, in un contesto complesso che continua a richiedere attenzione, rigore e visione.
Sull’anno di Agrigento Capitale italiana della Cultura, il prefetto Salvatore Caccamo usa parole nette e non concede attenuanti. «Si poteva fare di più», ha detto, sottolineando come molte criticità siano rimaste irrisolte nonostante l’importanza dell’appuntamento.
Caccamo ha ricordato uno dei passaggi iniziali del suo mandato, nel corso di una delle prime riunioni istituzionali, alla presenza del presidente della Regione Renato Schifani, quando aveva posto con chiarezza una questione fondamentale: «Bisognava mettere i visitatori nelle condizioni di raggiungere Agrigento». Un tema, quello delle infrastrutture e dei collegamenti, che per il prefetto resta ancora oggi centrale e irrisolto.
«A distanza di tempo – ha osservato – poco è cambiato», evidenziando come le difficoltà legate alla mobilità e all’accessibilità continuino a pesare sull’efficacia complessiva dell’anno da Capitale della Cultura. Una riflessione critica, quella del prefetto, che richiama istituzioni e amministrazioni a una assunzione di responsabilità e alla necessità di trasformare i grandi eventi in occasioni concrete di crescita strutturale per il territorio.
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