Grande soddisfazione è stata espressa da quasi tutte le parti per la scelta fatta dai sindaci dell’agrigentino che all’unanimità hanno deciso di affidare il servizio idrico integrato ad un’Azienda Speciale Consortile pubblica e non ad una SPA.
Mancano ovviamente all’appello i sindaci di quei comuni che non hanno consegnato le reti e che aspirano a continuare a gestirle direttamente.
La decisione arriva dopo una lunga riflessione che ha visto all’inizio opinioni diverse sullo strumento a cui affidare la gestione del delicato servizio, ma alla fine anche sulla spinta di diversi comitati civici si è optato per una gestione totalmente pubblica, tale da assicurare, si dice, il controllo e la partecipazione di tutta la popolazione servita.
Ma occorre dire che, entusiasmo ed eccitazione a parte per la svolta che alcuni definiscono storica, bisogna considerare che vanno fatti i conti con alcuni aspetti che la nuova Azienda Consortile si troverà a gestire a cominciare da quelli finanziari.
la scelta fatta dai sindaci dell’agrigentino che, all’unanimità, hanno deciso di affidare il Servizio Idrico Integrato ad una Azienda Speciale Consortile e non ad una S.p.A. pubblica”
La gestione del servizio idrico integrato è infatti una attività di tipo industriale e deve essere condotta in modo efficiente, con strumenti tecnologicamente avanzati, con criteri di attenzione al sociale e soprattutto deve essere in grado di finanziare gli investimenti.
In Italia ci sono esempi evidenti di gestione diretta da parte di amministrazioni pubbliche o aziende consortili che confermano purtroppo alcuni limiti di quel modello.
Inoltre, il passaggio dal regime civilistico a quello pubblicistico potrebbe avere come effetto anche una marcata burocratizzazione degli atti che si potrebbe tradurre in una minore efficienza gestionale.
Sono aspetti da valutare se si vuole evitare di passare dalla padella nella brace e per fare in modo di assicurare una governance della nuova Azienda Speciale che riesca a garantire un servizio puntuale, meno oneroso per l’utenza e attento alle dinamiche sociali del territorio.
Non si tratta certo di guardare ad un passato che proprio glorioso non è stato e che non può e non deve replicarsi, ma siamo sicuri che il pubblico è la migliore strada per occuparsi in maniera virtuosa di un bene pubblico?
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