“Rosario Livatino, sostituto procuratore della Repubblica, e poi Giudice della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, ha condotto importanti indagini contabili e bancarie sulle organizzazioni criminali operanti sul territorio e sui loro interessi economici. Egli ha, tra i primi, individuato lo stretto legame tra mafia e affari, concentrando l’attenzione sui collegamenti della malavita organizzata con gruppi imprenditoriali. Consapevole del delicato ruolo del giudice in una società in evoluzione e della necessità che la magistratura sia e si mostri indipendente, egli ha svolto la sua attività con sobrietà, rigore morale, fermezza e instancabile impegno, convinto di rappresentare lo Stato nella speciale funzione di applicazione della legge”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel trentesimo anniversario dell’uccisione del giudice Rosario Livatino.
“Ricordare la vile uccisione di Rosario Livatino richiama la necessità di resistere alle intimidazioni della mafia opponendosi a logiche compromissorie e all’indifferenza, che minano le fondamenta dello stato di diritto”, afferma il Capo dello Stato.
L’omicidio del giudice “ragazzino” è avvenuto il 21 settembre 1990, in contrada “Gasena”, alle porte di Agrigento. Oggi nel giorno del ricordo celebrazioni ad Agrigento, Roma, Canicattì, e Palermo, le città della Memoria di Livatino.
A Palermo al Palazzo di Giustizia il Presidente della Repubblica, presente ad un corso di formazione decentrata per magistrati organizzato dal Csm nel Palazzo di Giustizia dal titolo “Deontologia e professionalità del magistrato. Un binomio indissolubile. In memoria di Rosario Livatino”.
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