Gli interrogativi nel mondo della scuola, oggi sono tanti. Si tornerà in aula entro il 18 maggio oppure no? E gli esami di Stato, come si sosterranno?
In questi tempi bui di coronavirus, dove l’incertezza regna sovrana e la ministra della pubblica istruzione Lucia Azzolina si affretta a dire che probabilmente, vista la particolare situazione, nessuno studente verrà bocciato, ecco fare un salto indietro nel tempo di quasi ottant’anni e scoprire che non sarebbe la prima volta ad Agrigento che accade una cosa del genere.
Nella primavera del 1943, in Sicilia, con l’incedere degli eventi bellici, le autorità scolastiche si interrogarono a lungo, un po’ come avviene oggi, sul da farsi e sulle decisioni da prendere per fare finire l’anno scolastico. All’epoca non c’era il virus ma la guerra era alle porte con gli americani che stavano per sbarcare sulla costa meridionale della Sicilia. Tutto il mondo era in fermento perché non si sapeva che cosa sarebbe successo di lì a poco.
Testimone di quel periodo è un giovane Andrea Camilleri, studente liceale all’ultimo anno del Classico ad Agrigento, (oggi Liceo Empedocle) uno studente piuttosto discolo e con l’apprensione per quell’esame di maturità.
Lo scrittore empedoclino, padre del Commissario Montalbano e di tante altre opere letterarie di successo, raccontava spesso di quei giorni di paura e attesa che precedettero l’arrivo degli alleati, lasciandoci di fatto una testimonianza storica che ha molte similitudini con le circostanze dei nostri giorni.
Narrava lo scrittore che diciottenne, nonostante l’arrivo della guerra, lui e i compagni non avessero altro desiderio che “liberarsi” del peso di quell’esame (che non diedero mai) per “scendere” finalmente alla “marina” per i bagni estivi “che si facevano – ricordava – nel tratto di spiaggia dove ora sorge la centrale elettrica”.
“Ricordo perfettamente un fine aprile del 1943. – Raccontava Camilleri nel libro-memoir “Caffè Vigàta”. “All’epoca ero a un punto della mia vita in cui non sapevo ancora bene cosa fare. Non vedevo soluzioni per il futuro. Dunque noi studenti del liceo classico dovevamo sostenere l’esame di maturità, che allora non era come oggi. Erano esami terribili. Se nonché, ci venne comunicato con largo anticipo sui tempi, che non avremmo potuto sostenere la “maturità” perché l’incalzare degli eventi bellici stava per bloccare ogni attività. Gli alleati erano già a Lampedusa e si sentiva lontano l’eco delle cannonate. E quindi, quell’anno, venne deciso che chi doveva venire promosso per scrutinio era promosso , mentre gli altri vennero bocciati. In realtà – concluse Andrea Camilleri ricordando quell’episodio – quell’anno ad Agrigento promossero largamente tutti, perché si stava andando incontro ad un esame assai più serio, che sarebbe avvenuto di lì a poco tempo, cioè l’inizio della guerra”.
Lorenzo Rosso