PICCOLE STORIE DI CITTA’ a cura di Lorenzo Rosso
Dobbiamo dire addio ai dolci e all’alta pasticceria prodotta dalle monache di clausura del monastero di Santo Spirito? Questa pandemia purtroppo sta mettendo un ginocchio, economicamente e non solo, un po’ tutti. A farne le spese sono anche le sei suore cistercensi, (quattro delle quali ormai molto avanti negli anni) che oltre alle preghiere, alla meditazione e al lavoro nell’orto, vivono anche e soprattutto grazie ai proventi della vendita dei loro squisiti dolci di mandorle. Tra le mura del monastero incastonato nel centro storico, c’è infatti un mondo sconosciuto ai più, isolato dal rumore della città, avvolto nel silenzio, raccolto in una vita dedicata alla spiritualità, alla preghiera e alla solidarietà. Come fuori dal convento anche la vita tra le mura del monastero, a causa del Covid ha subito molti mutamenti. Ad esempio questo particolare periodo di pandemia, ha costretto le monache ad un periodo di inattività per quanto concerne l’utilizzo del laboratorio di pasticceria dedito alla produzione dei biscotti e del famoso cous cous dolce. I prelibati dolci di Santo Spirito, che in passato hanno avuto grande successo di vendita tra i turisti e gli abituali consumatori, oggi non vanno più come prima. Una ricetta mantenuta segreta, quella del “cous cous dolce” che ancora oggi viene realizzata sotto le direttive dell’anziana ex madre abbadessa, Ildegarde Pitrone. Lei è la decana delle monache, colei che entrò in monastero da bambina accompagnata per mano dalla mamma e che visse al suo interno i suoi anni migliori fino a reggere le sorti della comunità di religiose per lungo tempo. Adesso che è la suora più anziana, madre Ildegarde viene considerata dalle consorelle “la memoria storica” del monastero e mantiene quei piccoli segreti di pasticceria che hanno fatto diventare famoso un po’ ovunque quel cous cous dolce di cui parlò perfino lo scrittore Leonardo Sciascia. In questi ultimi tempi molte cose sono cambiate. La produzione e la vendita dei prodotti di fine pasticceria sono calati anche per il fatto che sempre meno turisti e visitatori risalgono le strade del centro storico e bussano alla porta del convento per acquistare quelle specialità. Ora le monache si limitano a preparare i dolci solamente dietro ordinazione e in quantitativo ridotto. Sono ormai lontani i tempi in cui le suore per far fronte alle tante richieste, avevano perfino aperto un punto vendita dei dolci di Santo Spirito in via Atenea. Adesso tutto si è fermato e la piccola comunità di religiose, da questo punto di vista, è in sofferenza. “Speriamo presto nella ripresa – confida suor Maria, responsabile del convento – ma confidiamo come sempre nell’aiuto della Provvidenza”.
LORENZO ROSSO
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