Anche a margine della morte di don Baldassare Meli, che tipo di provocazioni pastorali per il Clero agrigentino
Proprio ieri, dopo mesi di sospensione per la pandemia, si è tenuto un incontro di spiritualità al Seminario di Agrigento, con la partecipazione di una quarantina di sacerdoti delle foranie più vicine al capoluogo.
E mentre ritorna in mente, soprattutto qualche spunto di riflessione dopo l’incontro di ieri, giunge notizia della morte di don Baldassare Meli, parroco a Castelvetrano, ma nativo di Aragona nella cui Chiesa Madre il 4 aprile del 1971 era stato ordinato presbitero salesiano dall’allora Vescovo di Agrigento mons. Giuseppe Petralia.
Don Angelo Chillura attuale parroco-arciprete di Aragona nel comunicare la data dei funerali per lunedì prossimo nella parrocchia di S. Lucia a Castelvetrano, annuncia contestualmente la celebrazione di una Santa Messa di suffragio anche ad Aragona, per questo figlio della terra aragonese, “testimone coraggioso e fedele”, riservandosi di comunicare successivamente la data.
Coraggio e fedeltà hanno contraddistinto don Baldassare Meli SDB; un presbitero cioè della famiglia salesiana che ha largamente dimostrato queste doti nei 49 anni di sacerdozio, a favore soprattutto dei ragazzi poveri ed abbandonati, vittime della mafia e della pedofilia, prima nell’Oratorio del quartiere di Ballarò a Palermo, nella Casa di Santa Chiara, gestita appunto dalla Congregazione dei Salesiani, e successivamente su una frontiera non meno difficile a Castelvetrano, dove per i giovani si presentavano gli stessi problemi, magari con la differenza della quasi unica accentuazione della tentazione mafiosa, essendo questa la terra del latitante Matteo Messina Denaro.
In tutti i social, come è facile riscontrare non solo adesso, ma da molti anni, don Meli, viene descritto come un prete sempre pronto a dispensare a tutti gratuitamente conforto, coraggio, rifiuto della violenza, speranza , senza distinzione alcuna, da buon salesiano, secondo lo spirito proprio di don Bosco.
Operando in realtà davvero molto problematiche e difficili, mai ha avuto paura di svelare anche le realtà più raccapriccianti, dove a danno anche dei minori operano orchi e orchesse, in un contesto di squallore e di terrore. Così, per esempio, per la sua opera pastorale all’Albergheria si è resa possibile quella colossale operazione che ha portato all’arresto di tante persone per pedofilia, compresi diversi familiari delle piccole vittime.
Il suo impegno poi per i profughi e rifugiati non ha bisogno di essere ricordato. A chi gli diceva che le scelte che faceva erano pazzia, spesso rispondeva che nella Chiesa c’era “un altro pazzo che porta il nome di Papa Francesco” e quindi di sentirsi un buona compagnia.
Ma, a valutare l’operato di don Baldassare Meli sul terribile, delicatissimo fronte della pedofilia, sicuramente non pochi dei preti presenti all’incontro agrigentino di ieri, stanno ripensando all’episodio raccapricciante a cui accennato ieri, il relatore don Francesco Vaccaro Notte, ormai da diversi anni, esorcista.
Un episodio che sicuramente ha colpito per la crudeltà di quanto avvenuto e la terrificante croce che può capitare ad una creatura umana innocente, di cui solo Dio ed il diavolo possono essere a conoscenza. E sicuramente Dio, con quella sua immensa e divina misericordia, che sfugge ad ogni legge umana, sia civile che ecclesiastica.
Una fanciulla che viene violentata dal fratello, rimanendo incinta, e quindi costretta contro sua volontà dalla madre ad abortire. Non solo ! la “madre” poi la caccia di casa , denunciandola alla pubblica opinione come “prostituta”.
Ci può essere una prova più grande, terrificante, assurda, di questa per una creatura umana?
Anche se oggi doverosamente, nel rispetto dei principi, si deve pensare ad un nuovo modo di vivere e praticare la pastorale, sicuramente un caso più scabroso di questo, è difficile immaginarlo.
Il che non può che sfidare e tormentare la coscienza non solo dei pastori, ma di tutta questa nostra povera umanità.
Diego Acquisto
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