E’ la grande incognita della politica siciliana: la data in cui si tornerà alle urne per rinnovare le amministrazioni comunali.
Il presidente della Regione in piena emergenza Covid 19 ha rinviato le elezioni previste per il 24 maggio a un periodo compreso fra il 15 settembre e il 15 novembre. Ma la data esatta verrà poi confermata dallo stesso Governatore Nello Musumeci, a cui tutti in questo periodo stanno tirando la giacca.
Fra i primi a tirargliela sono stati i candidati sfidanti, che si sono visti messi da parte dopo mesi di campagna elettorale per favorire di fatto i sindaci uscenti che oltre a vedersi prolungato il loro mandato, hanno potuto farlo senza concorrenza, visto che erano gli unici abilitati ad andare ogni giorno sui media a parlare di aiuti e contributi che sarebbero stati erogati alla popolazione con finanziamenti nazionali e regionali. Inoltre i problemi legati alla disamministrazione, oggetto principale della campagna elettorale, venivano messi da parte davanti all’emergenza sanitaria. Per questo era stato chiesto a Musumeci di nominare dei commissari mandando a casa le amministrazioni comunali, ma il Governatore non ne ha voluto sapere.
Fra quanti invece invocano un mantenimento dello status quo e un rinvio delle elezioni quanto più lontano possibile ci sono gli amministratori in carica e quei partiti che ancora non sono riusciti a organizzarsi come liste e come schieramenti.
Nel frattempo a livello nazionale il premier Giuseppe Conte, dopo aver sentito la delegazione di maggioranza e i suoi ministri ha proposto una data per l’election day: il 20 settembre prossimo
Per quella data si potrebbero svolgere le elezioni regionali, quelle amministrative e il referendum sul taglio dei parlamentari.
Ma su questo aspetto non c’è accordo unanime, anzi. Cinque delle sei regioni chiamate alla urne avevano proposto una data molto più prossima: il 26 luglio, oppure in alternativa il 6 settembre o il 16 settembre, che è quella più prossima all’indicazione del Governo.
La Sicilia, come sappiamo, può decidere in autonomia, anche risulta improbabile, oltre che antieconomico, distanziarle di uno o due mesi. A questo punto si potrebbe accettare una delle date proposte: o quella del Governo o quella delle regioni, per uniformarsi e andare alle urne lo stesso giorno.
Ancora quindi si sta decidendo, con un occhio comunque anche a Roma. Probabilmente quando verrà ufficializzata quella nazionale, anche in Sicilia verrà scelta la stessa data.