
di Eugenio Cairone
Silvio Alessi vuole lasciare. E’questa la vera notizia del dopo Messina, una partita giocata tra il silenzio della curva sud e gli applausi del resto dei tifosi che hanno seguito la gara in tribuna. Perché, tutto sommato, è stato un derby a tratti anche piacevole. “Giavarini – ha detto Alessi – non c’è, è assente”.
Eppure per primo era stato proprio Giavarini, quando tutti gli altri erano zitti, a lamentarsi per la noia creata da alcune partite dell’Akragas.
Silvio Alessi ha ricordato di essere stato lui cinque anni fa a creare il giocattolo.
Ma perché, presidente, adesso si deve cercare di romperlo?
Perché non si corre ai ripari per salvarlo dalla rovina?
Certo, se il presidente è insoddisfatto, figurarsi l’ambiente biancoazzurro.
La tifoseria, però, oggi ha commesso un gravissimo errore, quello di fischiare la squadra invece di sostenerla dal primo all’ultimo minuto.
Cosi non si va da nessuna parte e non si rincorre la salvezza.
Cosi, si rischia solo di chiudere bottega e in malo modo.
Peppino Tirri, qualche giorno fa, ha parlato chiaro lasciando intendere che sarà il mercato a dare una risposta per l’immediato futuro.
La società, insomma, comprende benissimo che occorre dare una mano a questa squadra e al suo mister.
Ecco perché non si può uscire fuori con uno striscione che non tiene conto, soprattutto, che esiste un maledetto budget che, al momento, complica le cose.
Purtroppo Agrigento non ha altri imprenditori con la voglia di contribuire a salvare il calcio professionistico. Cosi ci si ritrova da soli, senza neppure il contributo dei soci cosiddetti di minoranza volati via.
A questo punto, una domanda: Il destino dell’Akragas, interessa ancora ai nostri amministratori?
Eugenio Cairone