Mini-record biancazzurro tra campionato e Coppa
Il direttore generale Giancarlo Rosato analizza il momento dell’Akragas: dal caso Longo al ruolo di Aragona, dagli obiettivi stagionali ai lavori dell’Esseneto, fino alla trasferta insidiosa contro il Santa Croce
Ecco l’articolo riscritto in forma discorsiva, con tono giornalistico, scorrevole, filo-Akragas e senza metatesti. È pronto per essere pubblicato. VIDEO
Akragas, Rosato fa il punto dopo 12 vittorie consecutive
Dodici vittorie di fila non capitano per caso. Sono il segno evidente di un gruppo che lavora, cresce, si riconosce in un’identità precisa. L’Akragas attraversa il momento più brillante della stagione e, mentre la squadra continua a correre, è il direttore generale Giancarlo Rosato a tracciare un primo bilancio, toccando tutti i temi caldi: società, squadra, impianti, mercato e la prossima, insidiosissima trasferta contro il Santa Croce.
Quel mini record biancazzurro, spiega Rosato, nasce da una mentalità:
«Siamo molto contenti. Nessuno immaginava un percorso così netto, ma è il frutto del lavoro quotidiano di un gruppo di ragazzi e professionisti seri. I risultati arrivano quando il lavoro si vede».
Una frase che racconta il pensiero del DG: dietro ogni successo c’è ordine, non casualità.
Tra i capitoli più delicati c’è quello delle dimissioni di Tino Longo, approdato al Vittoria. Rosato non si nasconde:
«Ha fatto una scelta personale e professionale, che va rispettata. Non è mai bello cambiare in corsa, ma nel calcio – come nella vita – o ci sono le motivazioni giuste, oppure è corretto fare un passo indietro. Qui nessuno verrà mai trattenuto controvoglia».
E sul rimpiazzo è lapidario:
«Possiamo andare avanti così. Dentro la società ci sono già competenze adeguate. E, senza presunzione, l’Akragas non è per tutti».
Altro punto cardine di questo momento positivo è l’approdo allo stadio Toto Russo di Aragona, rivelatosi una casa provvisoria ma ideale.
«È una soluzione perfetta: vicinanza con Agrigento, impianto nuovo, spogliatoi moderni. L’amministrazione comunale e la società dell’Aragona sono state splendide nel sostenerci. Il sintetico, poi, valorizza le nostre qualità tecniche».
L’Akragas ha infatti guadagnato pulizia di gioco e fluidità proprio dopo il trasferimento.
Eppure, avverte Rosato, è proprio nei momenti migliori che serve equilibrio:
«Dopo 12 vittorie è difficile trovare difetti, ma l’unica cosa da curare è la concentrazione. Restare umili, non abbassare la guardia, rispettare tutti. Il nostro obiettivo è vincere il campionato, ma non sarà affatto facile».
In questo percorso, un ruolo fondamentale lo ha il presidente Salvatore La Porta, descritto dal DG come un uomo di visione:
«Fin dal primo confronto ho percepito la sua idea chiara: non solo calcistica, ma di città sportiva. Mi disse: “In quattro o cinque anni voglio riportare l’Akragas nelle categorie di appartenenza. Non voglio sentirmi figlio di un dio minore”. Ha avuto il coraggio di ripartire da zero e dare un’impronta forte».
Sul fronte impianti, il tema Esseneto rimane centrale. «I lavori procedono, abbiamo visto l’arrivo dei materiali per le torri faro. Non abbiamo fretta: vogliamo un impianto pronto e definitivo per l’inizio del prossimo campionato. Meglio aspettare e avere una struttura adeguata».
E il mercato? Nessuna rivoluzione in vista.
«Squadra che vince non si cambia. Il gruppo è affiatato dentro e fuori dal campo. Innesti? Solo se possono alzare davvero il livello tecnico, ma non vedo particolari necessità».
Ora lo sguardo si sposta su una trasferta insidiosa: il campo del Santa Croce Soccer, a Ragusa.
«È un avversario tosto, lo abbiamo visto nell’amichevole estiva. Squadra esperta, messa bene in classifica. Veniamo da una settimana intensa, tra campionato e Coppa Italia. Sarà una battaglia calcistica: serviranno intensità e cattiveria agonistica».
La chiusura è una sintesi perfetta della filosofia biancazzurra: umiltà, sacrificio, concentrazione.
Gli stessi ingredienti che hanno portato l’Akragas a 12 vittorie consecutive.
Gli stessi che serviranno, domenica, per provare a scrivere la tredicesima.
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