Agrigento non ha bisogno di nessuno. La sua bellezza, la sua storia, la sua cultura sono già uniche. Non serve un’etichetta, una nuova spinta o passerelle per dimostrare il suo valore. Eppure, quando ci mettono mano la magia rischia di essere svuotata. La città, da sola, è già mondiale, senza bisogno di conferme. Ogni angolo di Agrigento racconta una storia che non ha bisogno di interpretazioni aggiuntive. È una capitale culturale per definizione, anche se spesso sembra che la politica non sappia far altro che appesantire una realtà che cammina già da sola.
Questa è la grande lezione che Agrigento ci ha insegnato negli ultimi anni: sa come accogliere e farsi amare, sa come farsi sentire casa, anche a chi arriva da lontano. Da sola ha dato prova di saper organizzare eventi e feste che richiamano il mondo, come la Sagra del Mandorlo in Fiore, che ogni anno riesce a unire migliaia di persone. Sì, la Sagra. Di anno in anno, il suo fascino non ha mai vacillato, anche se, forse, il livello complessivo non è sempre stato all’altezza delle aspettative. La partecipazione è alta, ma la qualità delle manifestazioni? La domanda resta.
Ci sono, certo, le iniziative collaterali, che riescono a coinvolgere i giovani. Ma la festa rimane quella di sempre: una grande festa locale, che, forse, è proprio la sua forza. Agrigento non ha bisogno di ostentare mondanità o lusso. Ha bisogno di calore, di unione, di quel tipo di festa che, pur nella sua semplicità, sa come toccare il cuore di chi la vive. Non è forse questa la vera forza della città?
E poi c’è l’ombra della politica. In molte occasioni, i politici hanno approfittato di queste manifestazioni per mettersi in mostra, come se la città fosse una vetrina. Non c’è niente di male nel fare il proprio dovere, ma perché trasformarlo in una passerella? La gente, in fondo, vuole altro. Non le solite figure che si ripropongono anno dopo anno, ma persone competenti e professionali che sappiano valorizzare la nostra terra.
Eppure, alla fine, il risultato c’è. La Sagra ha coinvolto, ha smosso l’economia, ha portato un bel numero di visitatori. Ma i soldi c’erano, Agrigento è la Capitale della Cultura… e si sarebbe potuto fare di più. È difficile non chiedersi: perché non dare di più a questa città che ha dimostrato di essere capace di così tanto?
Ma in fondo, come ho scritto, va bene così. Agrigento è bella anche quando è semplice, quando non cerca di ostentare. Il lavoro che c’è dietro ogni evento è enorme, e bisogna riconoscerlo. Lo scopo finale è quello che conta, e quest’anno, come sempre, il risultato è soddisfacente.
In ogni caso, Agrigento merita di essere celebrata, con tutte le sue sfaccettature, anche le più semplici. È giusto mettere in luce quello che di bello c’è stato. Perché, come sempre, c’è stata “tanta roba”. E, alla fine, è di questo che dovremmo parlare: di una città che, pur nelle sue imperfezioni, riesce sempre a farsi amare.
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